Esistono poche cose al mondo in grado di spaventare e paralizzare l'essere umano come la somministrazione o la minaccia del dolore fisico. Quando prova questo tipo di sensazione in quantità eccessiva il corpo prende il sopravvento spodestando la mente dal controllo della volontà.
A tutti è capitato almeno una volta di poggiare la mano su di una superficie tanto calda da bruciare. Quando succede una cosa del genere l'istinto naturale è di allontanarsi dalla fonte del dolore. E' stato scientificamente provato che tale istinto non nasce dalla mente ma dallo stesso corpo. Nel caso della bruciatura i recettori della mano inviano, sotto forma di impulso elettrico che corre lungo i nervi, uno stimolo termico alla colonna vertebrale. Da qui il segnale viene smistato alla corretta zona del cervello nella quale sarà analizzato ed infine rimandato al punto di origine (la mano) dove prenderà forma il fenomeno che comunemente chiamiamo sensazione. Se lo stimolo è molto forte (dolore) nel momento in cui arriva al midollo spinale si sdoppia. Mentre da un lato prosegue il suo normale iter, dall'altro parte un segnale speculare che è quello che ci fa ritirare la mano. Si chiama agire di riflesso, prima ancora che la mente abbia capito cosa stia succedendo. Nel caso della bruciatura non è raro che la mano venga ritirata quando ancora non abbiamo sentito il dolore, mentre questo continua ad aumentare anche dopo che è finito il contatto con la superficie ustionante. Si tratta di un meccanismo di difesa, serve ad impedire che un prolungato contatto con la fonte del dolore possa causare danni eccessivi.
Si potrebbe affermare che il dolore che tanto spesso è utilizzato come arma di offesa è anche il nostro migliore strumento di difesa. Proprio per questo motivo si tratta di una sensazione che va evitata, e non annullata. Se ci facciamo male ad un ginocchio prima di andare in settimana bianca ci si pone una doppia possibilità: evitare gli sforzi ed attendere che l'infiammazione si plachi o assumere degli antidolorifici che ci permettano di sciare senza provare fastidi. Sebbene la seconda opzione sia più invitante è chiaramente la meno saggia. L'antidolorifico, infatti, non fa guarire l'articolazione, ma si limita ad eliminare un sintomo spiacevole. Sono molte le probabilità che proseguire con l'attività fisica comporti il superamento del limite di sopportazione del ginocchio e quindi un danno superiore a quello iniziale.
Il dolore, in quanto campanella d'allarme, deve essere ascoltato, non temuto.
Un ragionamento analogo può essere fatto per un grandissimo numero di malattie. Il raffreddore non è forse il modo in cui il nostro corpo ci avverte che abbiamo preso troppo freddo? E quante volte il mal di testa è semplicemente il modo in cui ci dice che sopportiamo uno stress eccessivo? Dobbiamo capire che il dolore è utile. In sua assenza subiremmo conseguenza ben peggiori.
Le banche sono malate. Il sintomo di questa malattia è l'insolvenza. Nel post precedente ho cercato di sottolineare che si tratta di una malattia "genetica", causata dalle stesse regole che danno vita al sistema. E' un male particolarmente pericoloso dato che, finché continua a crescere, i sintomi sono poco visibili. L'antidolorifico per l'insolvenza è l'aumento del debito. Nell'esempio riportato nell'articolo precedente almeno una banca fallisce. Nella pratica ciò non avviene subito. La sopravvivenza è garantita finché esiste altra gente che si indebita aumentando la liquidità circolante. Il risultato finale, però, non è la guarigione, ma un'espansione virale della patologia.
I mutui subprime, cioè prestiti concessi a soggetti che non fornivano le sufficienti garanzie, sono stati additati come causa principale dell'attuale crisi finanziaria. Vero, ma allo stesso tempo si trattava di uno strumento che ha, nella pratica, allungato la vita del sistema bancario. Il crollo del mercato è voluto ed è stato deliberatamente causato. Ma non oggi. E neanche ieri. E' stato deciso da diversi secoli nel momento in cui il mondo ha scelto di basare la propria economia su di una moneta debito.
Negli ultimi giorni il dolore si è affacciato prepotentemente. Il livello di indebitamento è talmente alto da essere insopportabile. Nella nostra cecità non ci siamo interessati alla natura del male ma, gonfi di spocchia ed ignoranza, abbiamo chiesto a gran voce una nuova dose di antidolorifico che è puntualmente arrivata sotto forma di un intervento statale. Se ho un tumore al cervello e prendo una pillola per il mal di testa forse mi sentirò sollevato nell'immediato ma se non indago sulla natura del male ed intervengo per arginarlo non farò altro che peggiorare.
Lo stato si fa garante dei prestiti interbancari? Decide di togliere i titoli spazzatura dal mercato comprandoli? Bene, le persone avranno modo di contrarre ancora più debiti di quelli che già sopportano e che stavano per soffocarli.
Siamo come un malato terminale che imbottito di morfina non comprende di essere in fin di vita. Poco male. Da sempre sappiamo che la fenice deve morire per poter risorgere.
ErSandro