Istruzioni per l'uso

Un buon modo per farsi un'idea dell'argomento trattato in questo blog è visionare il documentario "La Moneta come Debito". Per chi volesse approfondire ho stilato una breve lista di fonti sugli argomenti signoraggio/sovranità monetaria. La potete trovare nel post "Bibliografia Essenziale". L'elenco è in costante aggiornamento.

I commenti non sono moderati, siete liberi di esprimervi nel modo che ritenete più opportuno. Ognuno è responsabile del suo pensiero, io rispondo solo delle parole scritte di mio pugno.

Benvenuti,
(ersandro@autistici.org)

Prima di esprimere qualunque dubbio o giudizio vi consiglio di leggere i seguenti post. Potreste trovare le risposte alle vostre domande.

F.a.q.-Parte Prima (Le banche commerciali emettono moneta?)
F.a.q.-Parte Seconda (Da dove prende valore la moneta?)
F.a.q.-Parte Terza (Esiste una soluzione?)

domenica 7 giugno 2020

Chiudersi a riccio



Il primo post di questo blog risale al 2007, avevo 26 anni.

Ora ne ho 38 e tra pochi mesi saranno 39. La mia vita è cambiata, così come le mie abitudini, ma non la persona che sono ed i miei valori.

Purtroppo però, devo ammettere che molte speranze nel tempo sono avvizzite. Le tengo nascoste, nel profondo, forse un giorno torneranno rigogliose.

Penso spesso a chi ero e a come approcciavo il mondo, lo faccio con nostalgia ricordando un cuore pieno di gioia e di fiducia nel futuro.

Poi è arrivata la realtà e mi ha preso a calci sulle gengive.

Ho scoperto che l'apertura mentale è una merce rara, che le persone non amano il confronto, che chi si proclama disponibile al dialogo quasi sempre vuole solo sentirsi ripetere ciò di cui già è convinto e che non vede l'ora di piazzarti addosso l'etichetta del nemico.

Mi sento combattuto tra la spinta a dire ciò che penso e la volontà di mantenere rapporti pacifici con chi mi circonda. Quasi mai affronto discorsi che escano dal seminato, mi mantengo sul vago, non mi esprimo più.

Penso di essere una persona decente. Non discrimino, non condanno e sono sempre stato un non violento.

Perché chi mi conosce da anni allora non vede l'ora che dica quella che alle sue orecchie è una parola "sbagliata" per potermi inserire in una categoria, per potermi emarginare, per potermi odiare?

Sono abbastanza umile da capire che il mio punto di vista non è "il giusto" e che se una cosa non mi aggrada non significa che debba essere vietata. Penso sempre che la libertà finisca dove inizia quella dell'altro, ed è per questa ragione che fino a quando la mia possibilità di agire non viene minacciata difendo il diritto degli altri a fare e pensare ciò che vogliono. Anche se non mi piace. Anche se lo trovo stupido.

Vorrei potermi esprimere sinceramente, sapendo che chi ho di fronte ascolterà ciò che penso continuando a giudicarmi per il modo in cui agisco.

Viviamo in un'epoca di estremismi e ci stiamo perdendo tutte le sfumature. L'universo è un trionfo di sfaccettature ma ci ostiniamo a voler ridurre tutto a bianco o nero.

Gli assoluti esistono solo nei concetti, la realtà è tutt'altro.

Mi sto chiudendo a riccio e la cosa mi spaventa. Ho sempre pensato che l'unica vera fonte di gioia fossero le relazioni e per quanto oggi aprirmi sinceramente con qualcuno mi costi un'enorme fatica non voglio ancora arrendermi.

Sono vivo, è per questo che sto buttando giù quattro frasi su di un blog abbandonato che mi ricorda periodi felici.

Ho bisogno di ricordarmi chi sono, perché continuando a non dirlo più a nessuno ho paura di dimenticarlo.

Siamo fatti di infiniti colori, ricordiamocelo sempre.

Alessandro




venerdì 14 settembre 2012

lunedì 2 aprile 2012

Respiro

E' raro che mi fermi ad ascoltare il mio respiro.

Troppo spesso la mente vaga, impegnata a inseguire i mille pensieri che si affacciano nell'arco della giornata. Difficilmente si ferma ad ascoltare, a percepire, a sentire, a prendere atto di ciò che è senza modificarlo tramite i suoi filtri illusori.

Il chiacchiericcio continuo che nella nostra testa va avanti senza tregua è uno degli elementi che ci definiscono come esseri umani e, per tale ragione, oltre che a darci un'identità è per noi un limite difficile da superare.

Ogni tanto, però, si verificano dei momenti in cui il nostro agire non è più figlio del pensiero razionale, ma si esprime in modo naturale, automatico, senza bisogno di far passare l'istinto tramite la lente della ragione.

Tale stato d'animo, nella mia esperienza, può verificarsi nelle condizioni più disparate. Può succedere di raggiungerlo, ad esempio, scambiando colpi durante una sessione di allenamento, mentre si addestra il proprio corpo a riconoscere i moti e le intenzioni dell'avversario solo tramite l'uso del tatto e dell'istinto. In certe occasioni si verifica mentre dando ritmiche bracciate nell'acqua di una piscina il peso degli arti indolenziti improvvisamente sparisce e da che pensavi di essere arrivato al limite ti rendi conto di poter andare ancora avanti. A volte capita digitando su di un terminale codice che fissa nei cicli energetici di un processore informatico le regole della logica aristotelica. Per ognuno di noi esistono infinite situazioni che possono aprire la porta a tale stato di coscienza.

Difficile che me ne renda conto sul momento. Spesso mi accorgo di aver transitato per questo stato d'animo solo dopo che è passato. Improvvisamente la mente si ridesta, e il pensiero razionale, come se si fosse spaventato del suo momentaneo mutismo, riprende a fare discorsi infiniti e torna ad occupare in modo preponderante la sua posizione principe nella coscienza.

Eppure c'è un momento in cui il ricordo della sensazione è ancora vivido, come quando appena svegli il sogno abbandonato sembra ancora reale, salvo poi sparire rapidamente nell'oblio.

E' il respiro il tramite, l'ancora, quel qualcosa che mi ricorda che fino a pochi istanti prima mi trovavo in uno stato mentale differente.

Mentre i moti del cuore spesso sono difficili da percepire, le variazioni del respiro sono quasi sempre palesi e visibili anche dall'esterno. La nostra stessa voce con le sue infinite modulazioni, comprese le risate e le urla di paura, non è altro che un'espressione del ritmo dell'aria che entra ed esce dai nostri polmoni.

In quei momenti per pochi istanti, percepisco il ricordo di come il ritmico movimento del mio petto fosse stato in fase con il respiro del mondo.

Le parole incessanti figlie del lobo frontale del cervello non hanno il potere di distaccarci dalla realtà di cui facciamo parte, ma spesso occupano talmente tanto spazio da farci dimenticare della connessione.

Sono momenti sacri, epifanie transitorie, ricordi del presente che regalano tranquillità a chi ne fa esperienza.

Ciò non significa che il pensiero razionale sia un male, anzi, proprio perché si tratta di ciò che ci definisce come esseri umani, senza di esso non sarebbe possibile vivere momenti di questo genere con tanta intensità. E' la loro rarità a far sì che gli si possa attribuire un così grande valore.

Le paure, le angosce e le frustrazioni che proviamo nello stato di veglia spesso sono solo fantasmi illusori che cessano di esistere negli attimi in cui si raggiunge uno stato di coscienza differente.

E mentre espiro insieme al resto dell'universo sorrido con la consapevolezza di far parte di qualcosa che, pur essendo al di là della mia comprensione, mi aiuta ad affrontare a cuor leggero quella vita che per tanti rischia di essere una condanna.

Un saluto,
Alessandro


domenica 1 aprile 2012

ECONOMIA DEL DEBITO: COSA FARE PER USCIRNE? - Rossano Orlando 3/12/2011

Un po' in ritardo, ma comunque è arrivato l'ultimo video.




Un saluto,
Alessandro

giovedì 29 marzo 2012

Relativismo Assoluto

Ogni tanto vengo assalito dai dubbi.

E' facile apparire determinato, soprattutto quando chi hai di fronte cerca in te un punto fermo a cui appoggiarsi, ma la realtà è che gli esseri umani sono fragili e spesso dietro uno sguardo tranquillo si agita un animo tormentato.

L'impossibilità di cogliere appieno il senso della nostra esistenza rende l'incertezza parte integrante della vita.

Chissà, probabilmente un tempo, quando pensavamo che l'uomo fosse il centro dell'universo, prima di scoprire quanto il nostro pianeta fosse piccolo e insignificante rispetto alle immensità dello spazio, era più facile illudersi parlando di Dio e di assoluti come se fossero concetti alla nostra portata.

La verità è che il mondo se ne frega di ciò che riteniamo essere giusto o sbagliato.

La stessa Natura a cui tanti romantici si rifanno, se dovesse essere giudicata secondo la morale comune, sarebbe da considerarsi arcigna, perfida e perversa.

Ci piace pensare a regole immutabili, a una distinzione netta tra bene e male, vogliamo credere che esistano norme assolute scritte nella roccia secondo cui giudicare l'agire nostro e degli altri in modo da poter definire in ogni situazione e in modo univoco cosa sia meglio e cosa peggio.

Osservare il mondo e rendersi conto che tali principi non esistono può essere destabilizzante.

Se non è possibile definire in modo definitivo il Bene, cosa giustifica il nostro agire? Cosa può spingere una persona a percorre una strada difficile e piena di difficoltà se questa si è resa conto dell'inconsistenza delle categorie assolute e non può più quindi ripararsi dietro alla labile convinzione di essere nel Giusto?

Tutti facciamo il nostro percorso nella vita e quello di cui eravamo fermamente convinti in passato magari oggi ci strappa un sorriso e ci appare ingenuo. Con un articolo posso solo dare un'istantanea di ciò che penso oggi, una posizione che forse tra qualche mese avrò completamente rifiutato e messo da parte.

In questo momento ho smesso di cercare giustificazioni per il mio agire.

Niente più comparazioni, niente più giudizi di merito, niente più "lo faccio perché è giusto". A chi mi chiede perché faccio certe cose oggi do una risposta degna di quella che darebbe un bambino di 5 anni: "Perché sì."

E' il relativismo assoluto, una contraddizione in termini di cui la razionalità dell'essere umano non riesce a cogliere il senso. Come un otto che disegna l'infinito, come i lavori di Escher o i frattali di Mandelbrot, la vita ci si propone con una coerenza apparente che pensiamo di poter cogliere, ma un'osservazione ravvicinata ci costringe a fare un'esame di coscienza e a riconoscere le nostre limitazioni.

Non siamo in grado di capire.

Terribile ed estasiante al tempo stesso.

A volte la cosa più difficile è trovare il senso profondo in una frase apparentemente banale. Sul tempio dell'oracolo di Delfi c'è scritto "conosci te stesso". Te stesso, non la distinzione tra il bene e il male, non  un qualche concetto astratto. Rivolgi lo sguardo all'interno e, senza giudizio, impara a conoscere ciò che vedi.

Ed ecco che i dubbi iniziali cominciano a dissolversi. A cosa serve categorizzare il nostro agire secondo parametri che non hanno riscontro alcuno nel mondo reale?

Non agisco perché è giusto, lo faccio perché mi realizza. Nella stasi c'è la morte, nell'agire c'è la vita, nel comportarsi secondo la propria natura risiede il senso. 

Questo sono io e tanto basta.

Niente Dio per me, nessuna convinzione di Giustizia per dare senso alle mie azioni.

Eppure sono sereno come non lo ero da anni.

A tutti voi un saluto,
Alessandro

lunedì 30 gennaio 2012

Conferenza a Ozzano dell'Emilia (4/2/12)


Per chi vuole, per chi può. Ingresso gratuito.

Un saluto,
Alessandro

mercoledì 21 dicembre 2011

A volte

Capita alle volte di credere di avere in tasca tutte le risposte, di non aver più nulla da imparare, di essere arrivato e di poterti permettere di guardare gli altri dall'alto.

Poi commetti un primo errore. Ti giri dall'altra parte, fai finta di niente e continui come se nulla fosse.

Arriva il secondo. Poca roba. Forse una svista del momento, forse qualcosa che in realtà non dipende da te. Avanti come prima.

Fino a quando non arriva quello che fa male veramente, a te, a chi ti sta intorno, e non ti puoi più permettere di ignorarlo.

Quando passi senza battere ciglio sui sentimenti altrui, sulle persone che ti stanno accanto e che ti supportano, quando colpisci chi ti ha sempre e solo accolto con le braccia aperte, allora è il momento di fermarti e di fare un respiro profondo.

L'aria entra nei polmoni, lentamente. Il petto si riempie, gli occhi si chiudono e, una volta tanto, la mente interrompe il suo chiacchiericcio costante permettendo alla chiarezza del silenzio di farsi spazio.

Realizzi, che non esiste etica, non esiste morale in grado di giustificare la deliberata provocazione del malessere altrui. Che senza umiltà, sentendoti un gradino sopra gli altri, hai perso di vista il tuo obiettivo principale che era quello di creare un'empatia, una condivisione di pensiero e di sentimento che permettesse di comunicare su di un piano comune, senza la necessità di sforzarti per spiegare il significato delle tue parole.

E per un attimo ti coglie l'euforia. Realizzi che hai imparato una grande lezione, qualcosa che ti accompagnerà per il resto della vita, un ulteriore gradino nella scala che percorri cercando di migliorarti giorno per giorno.

Ma la gioia si interrompe bruscamente nel momento in cui l'occhio torna sui danni fatti. Ora lo capisci, danni che ti colpiscono come precedentemente hanno colpito gli altri. Danni che nel ferire hanno lasciato su di te indelebili cicatrici.

Ed è tardi per rimediare.

Ora per qualcuno sei tu il cattivo. Fa male capire che lo sei stato veramente. Con chi non lo meritava. Con chi ti ha solo fatto del bene. Magari con chi non conoscevi e a cui comunque avresti dovuto concedere almeno una possibilità.

E il mondo va avanti, senza dare peso a queste piccole questioni umane che per te sono l'universo intero.

Esiste un'unica soluzione: espirare e fare un passo avanti.

Nel cuore e nella mente porterai il ricordo degli errori commessi. Non cancellarlo. Non cercare di sfuggirgli. Abbraccialo e fanne tesoro. Se è vero che è sbagliando che s'impara, allora gli errori commessi sono ciò che ti definisce.

Domani qualcuno calpesterà te e non potrai farci nulla.

Va bene così.

Il sentimento spesso ti guida su strade incomprensibili per la ragione. E' la vita che sfugge alla razionalità e alla nostra volontà di categorizzare tutto in modo chiaro e netto. Bene e male, bianco e nero, giusto e sbagliato.

Nonostante gli sforzi che puoi fare per razionalizzare, alla fine resta solo il rimorso per i danni causati. Sarà questo a renderti una persona migliore.

A volte è meglio smettere di cercare di comprendere tutto e limitarsi a camminare.

A presto,
Alessandro