Istruzioni per l'uso

Un buon modo per farsi un'idea dell'argomento trattato in questo blog è visionare il documentario "La Moneta come Debito". Per chi volesse approfondire ho stilato una breve lista di fonti sugli argomenti signoraggio/sovranità monetaria. La potete trovare nel post "Bibliografia Essenziale". L'elenco è in costante aggiornamento.

I commenti non sono moderati, siete liberi di esprimervi nel modo che ritenete più opportuno. Ognuno è responsabile del suo pensiero, io rispondo solo delle parole scritte di mio pugno.

Benvenuti,
(ersandro@autistici.org)

Prima di esprimere qualunque dubbio o giudizio vi consiglio di leggere i seguenti post. Potreste trovare le risposte alle vostre domande.

F.a.q.-Parte Prima (Le banche commerciali emettono moneta?)
F.a.q.-Parte Seconda (Da dove prende valore la moneta?)
F.a.q.-Parte Terza (Esiste una soluzione?)

venerdì 14 marzo 2008

Signoraggio: guida alla sopravvivenza

Puntualizzo subito due cose.

Primo: questo non è un intervento con finalità divulgative o didattiche. Se non sapete nulla di signoraggio primario e secondario vi consiglio di andarvi ad informare. Esistono molti siti e video al riguardo, basta inserire la parola signoraggio come chiave per una ricerca su google o youtube ed avrete, a portata di clic, tutto il materiale che vi serve per farvi un'idea del problema. Oggi parlo direttamente con gli "addetti ai lavori".

Secondo: queste parole potranno essere udite su youtube e lette, in forma di trascrizione integrale, nel mio blog. Vorrei, infatti, cercare di raggiungere il maggior numero possibile di persone informate.

Chi ha studiato seriamente il signoraggio si è, per forza di cose, imbattuto nella figura del prof. Auriti. Per chi non lo sapesse si tratta dell'unico italiano nella storia che abbia provato a mettere in pratica la soluzione per ripristinare la sovranità monetaria. Con la creazione e distribuzione del Simec, infatti, era riuscito, in una piccola realtà locale, a sostituire la moneta-debito con una nuova moneta-proprietà.

Ragionandoci sopra è facile capire che, per risolvere una situazione di usurocrazia come quella in cui ci troviamo, la soluzione deve essere integrale e non è possibile scendere a compromessi. Gli esperimenti con le monete complementari, tipo scec, possono essere interessanti ad una prima occhiata, ma perdono velocemente credibilità nel momento in cui mostrano il loro fianco debole. Non abbiamo bisogno di valute che si affianchino all'euro, ma di monete sostitutive.

Siate sereni quindi, perché l'alternativa all'attuale sistema della banca centrale esiste, con tutte le implicazioni riguardanti il credito ed il reddito da cittadinanza che questa possibilità comporta.

Purtroppo, però, la storia insegna che esiste il momento giusto per ogni cosa, e il prof. Auriti era in anticipo sui tempi. Era lecito aspettarsi che il sistema avrebbe usato la forza per tutelarsi e, con un intervento della Guardia di Finanza, i Simec vennero pignorati e ritirati.

Il fatto è che l'essere umano, e quello italiano in particolare, è un po' come la persona con il mal di denti che rimanda la visita dal dentista. Finché il dolore non è insopportabile si tiene la carie non rendendosi conto che, in questo modo, un piccolo male che poteva essere risolto facilmente degenera fino a richiedere l'estrazione del dente.

Neanche a me piace questo modo di ragionare, ma devo prendere atto che è il meccanismo mentale che guida la stragrande maggioranza della comunità.

Può sembrare assurdo, ma quello che consiglio è di incentivare un rapido decorso della malattia. Dobbiamo contribuire a rendere il male insopportabile. Già siamo al limite, basta poco per dare l'ultima spallata ad un sistema che si sta dimostrando sempre più inadeguato a garantire le condizioni di vita minime per tutti.

Sono due i consigli che mi sento di dare alle persone di buona volontà che non hanno intenzione di rimanere passivi e vogliono fare qualcosa. In primo luogo rinunciate al debito in tutte le sue forme, dal mutuo al prestito fino all'utilizzo della carta di credito. In secondo luogo, se avete una cifra da investire, preferite sempre gli investimenti produttivi (terreni, infrastrutture, generatori di energia rinnovabile, ecc.) a quelli speculativi. L'unico scopo della speculazione, infatti, è quello di appropriarsi degli investimenti altrui. Quello finanziario non è un mercato creativo, ma una specie di casinò in cui ci si contende la posta in gioco. La sua crescita non è dovuta ad un effettiva produzione, ma da un ulteriore indebitamento.

Dobbiamo arrivare al punto in cui il finanziere si rifiuterà di sequestrare la nuova moneta sostitutiva perché si renderà conto che è l'unico mezzo per riconquistare la proprietà della propria via.

A noi è richiesta solo una cosa: crederci.

La soluzione è a portata di mano, sembra incredibile essere costretti a passare tempi più duri di questi per poterla adottare, ma se è l'unica strada io sono disposto a percorrerla a testa alta.

Con queste mie parole non voglio convincere nessuno. Se siete arroccati nelle vostre posizioni e credete che io abbia snocciolato una serie di stupidaggini, dimostrate di essere coerenti con il vostro pensiero ed ignoratemi. Non ho interesse a parlare con chi mi aggredisce.

Per tutti gli altri metto a disposizione il mio account youtube, il mio blog ed il mio indirizzo e-mail. Nei limiti delle mie possibilità cerco sempre di rispondere a chi si pone in modo corretto, anche se non è d'accordo con me.

Un noto adagio orientale dice "Se il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito".

E' arrivato il momento di distogliere lo sguardo dal "dito" signoraggio e di concentrarci sulla "luna", cioè il mondo migliore che desideriamo per il futuro.

Link al video

martedì 11 marzo 2008

La posta di ErSandro

Riporto il testo di un e-mail che mi è arrivata oggi.

Ciao ho lasciato un commento sul tuo blog (che probabilemnete non hai letto visto che è relativo ad un tuo messaggio di qualche giorno fa).

Rinnovo la domanda, al massimo una replica anche in privato, ma avrebbe poco senso ;)). Pur interessandomi, cmq da poco, al signoraggio non riesco a venire a capo di ciò che possa succedere da qui a "poco". Vorrei capire cosa ci/mi aspetta (leggo di introduzione di successive nuove monete al fine di posticipare l'inevitabile).

Praticamente ho capito il primo "STEP" ma non capisco cosa possa servire a portare il sistema al "collasso".

E poi, "egoisticamente", cosa fare per tutelare i miei, e dei miei conoscenti, pochi risparmi?!?

ancora ciao



La risposta alla tua domanda non è né scontata né immediata. Cercherò di essere il più chiaro possibile.

Premetto che da quando sono piccolo pratico arti marziali. Lo studio di queste discipline mi ha portato a chiedermi quale fosse il loro vero scopo. La prima risposta è, chiaramente, quello di vincere nei contrasti fisici. Ma come definiamo "vittoria"?

Molti pensano che vincere voglia dire sottomettere l'avversario. Io, però, la penso diversamente. Ritengo che la vittoria sia raggiunta quando non ho riportato danni. Quindi il vero scopo delle arti marziali non è quello di abbattere chi abbiamo di fronte, ma di non essere abbattuti a nostra volta. Ciò può essere ottenuto solo in un modo, rendendosi immuni agli attacchi degli oppositori. Il modo migliore per non essere colpiti è evitare lo scontro.

In fondo, se la finalità fosse quella di sconfiggere il nemico ad ogni costo, vorrebbe dire che il vero artista marziale sarebbe il kamikaze.

Questa visione è molto diffusa in oriente, ed infatti il gran maestro è quello che non ricorre alle mani. La sua consapevolezza è talmente alta che riesce ad essere immune all'attacco psicologico prima che a quello fisico. Riesce, cioè, ad evitare sul nascere l'insorgere della violenza fisica.

Ritengo che questo modo di vedere possa essere esteso a tutte le tipologie di conflitto, compreso quello che vede le banche opposte al popolino, cioè noi.

Se "arriviamo alle mani", cioè se tentiamo di vincere con lo stesso metodo utilizzato dal nemico (investimenti, speculazioni, ecc.), non vinceremo mai. Abbiamo di fronte un avversario troppo rapido e veloce che, un po' come gli agenti di Matrix, può piegare e modificare l'ambiente della lotta sfruttando le regole dentro cui esso si svolge.

Se sottostiamo alle leggi che il nostro stesso nemico crea, siamo destinati a soccombere.

L'unica alternativa è tirarsi fuori, non accettare di scontrarsi quando le regole sono truccate. Lo stesso Neo, pur essendo l'Eletto, non riesce a vincere finché non si rende conto che accettare le leggi imposte dal nemico le rende solo più reali.

Per questo dico di rifiutare il concetto stesso di debito, anche se servirsene sembra una strada facile per ottenere ricchezze. E' bene ricordare che, durante la crisi del '29, furono i "ricchi" a suicidarsi. Al contadino che non aveva investito, poco importava del crollo dei mercati.

Il mio consiglio, quindi, è quello di investire in beni produttivi, evitando quelli speculativi. Un esempio può essere quello di non comprare casa con la speranza di rivenderla ad un prezzo più alto, ma di acquistare un bel terreno agricolo. Se dovesse arrivare la crisi, infatti, nessuno avrebbe abbastanza soldi per ricomprare un bene speculativo (tipo l'appartamento), mentre il terreno continuerebbe comunque a darci i pomodori, le patate e via dicendo.

In questo modo, non solo potremmo velocizzare il processo di implosione del mercato, ma, nel momento in cui avverrà, ci saremo anche resi immuni.

Grazie a tutti per i complimenti.

Sempre a vostra disposizione,

ErSandro

lunedì 10 marzo 2008

La Banca d'Italia

Quando ho cominciato a studiare il signoraggio, una delle cose che più mi ha colpito è stata la mia ignoranza riguardo certi argomenti. Nella maggior parte dei siti e dei video divulgativi vengono poste delle domande dalla risposta apparentemente scontata. E' lecito, ad esempio, credere che la Banca d'Italia sia un ente pubblico e che le banconote siano di proprietà dello stato. In realtà arriviamo a queste conclusioni solo perché manca un qualunque tipo di informazione a riguardo. In fondo se si chiama Banca "d'Italia" vorrà dire che la sua proprietà è statale. Anche io, pur essendo uno studioso di economia, la pensavo così. E' stato peggio che ricevere uno schiaffo quando ho avuto modo di vedere con i miei occhi chi è il vero proprietario della nostra banca centrale. Affinché anche voi possiate farvene un idea vi consiglio di dare un'occhiata a questo documento. A scanso di equivoci vi dico subito che la fonte è la stessa Banca d'Italia.

Come è possibile che la proprietà di questo ente, che viene definito di diritto pubblico, sia per il 95% di privati?

Quella che vi propongo è la breve storia di questa lista di partecipanti al capitale e di come sia venuta alla luce.

La Banca d'Italia viene alla luce nel 1893 con la sua fondazione. Il vero motivo della nascita di questo ente era la volonta di annettere le banche del Sud a quelle del Nord. Queste ultime, al contrario delle banche meridionali, non avevano grandi riserve auree, e di conseguenza, dato che all'epoca la creazione di moneta era ancora condizionata dal possesso dell'oro, gli istituti di credito del Settentrione non avevano la possibilità di stampare grandi quantitativi di banconote.

Da quel momento il potere della monarchia, ed in seguito quello politico, non hanno fatto altro che concedere a questo ente poteri sempre maggiori. Il passo più importante in questo senso è stato il concedere alla Banca d'Italia l'esclusiva sull'emissione della moneta. E' bene sottolineare che all'epoca, cioè nel 1926, la BdI era ancora una S.p.a.

Incredibile, ma vero, l'Italia regalava ad una società privata, sia nella struttura che nella composizione, la sua sovranità monetaria.

Nel 1936 la BdI cambia il suo assetto societario e si trasforma in un Istituto di diritto pubblico. E' importante sottolineare la differenza tra un ente di questo tipo ed un ente pubblico "puro". Nonostante la definizione possa apparire simile, mentre un ente pubblico deve essere di proprietà completa dello Stato, un ente di diritto pubblico può avere partecipazioni anche da parte di privati. Tra i nuovi poteri che vengono delegati alla BdI c'è anche quello di vigilare sulle banche italiane. Ciò ha comportato un piccolo conflitto di interessi, di fronte al quale quello berlusconiano impallidisce. Come si può attribuire alla banca centrale il compito di vigilare sulle banche commerciali quando parte delle sue quote sono possedute da queste ultime?

Nel 1948 al Governatore della Banca d'Italia viene attribuito il compito di decidere il tasso di sconto con il fine di regolare l'offerta di moneta. Il neonato parlamento, cioè, delega ad un ente che di pubblico ha solo il nome, la competenza di decidere le politiche monetarie. Mi spiego meglio. Sappiamo che quando lo stato prende le banconote dalla banca centrale dà in cambio titoli del debito pubblico. Questi titoli generano un tasso di interesse meglio noto come tasso ufficiale di sconto, detto anche TUS o costo del denaro. Praticamente il prestatore decide arbitrariamente il tasso di interesse a cui dovrà sottostare chi si è indebitato. Questa pratica ha un nome preciso nel nostro ordinamento, si chiama usura.

Il procedimento avviato nel '48 raggiunge il suo completamento nel 1992, quando Guido Carli, alla guida del Ministero del Tesoro, stabilisce che la definizione del TUS è competenza esclusiva del Governatore della Banca d'Italia, e non deve più essere concordata con il Ministro del Tesoro.

Eppure qualcosa che non quadra c'era. L'articolo 3 dello statuto della BdI stabiliva che la proprietà delle sue quote dovesse essere in maggioranza del Tesoro o di enti pubblici. Vista la sua funzione, però, il disegno di legge n. 4083 del Senato della Repubblica proponeva che la proprietà della totalità delle quote venisse attribuita allo Stato. Chiaramente non venne mai approvato.

Quello che è scandaloso è che fino al 2005 la BdI, pur essendo a tutti gli effetti un ente di diritto pubblico, non pubblicò l'elenco dei partecipanti al capitale. Perché decise, di punto in bianco, di pubblicare il documento che ho linkato all'inizio del post? La risposta a questa domanda è quasi paradossale. Nel 2004 Famiglia Cristiana (avete letto bene), basandosi su di uno studio del ricercatore Fulvio Coltorti, pubblicò l'elenco in questione. Curioso che per portare a termine questo studio Coltorti sia stato costretto a indagare a ritroso sui bilanci delle banche, delle assicurazioni e di altri enti, ricostruendo mano a mano la situazione del capitale sociale della Banca d'Italia.

L'anno successivo la BdI pubblicò l'elenco in questione.

La situazione che venne a profilarsi era in netto contrasto con lo stesso statuto dell'ente. Come ho già avuto modo di dire, questo imponeva che la maggioranza delle quote fosse di proprietà pubblica, mentre lo studio pubblicato riportava che il 95% del capitale era di proprietà privata.

Quello era il periodo in cui Antonio Fazio veniva invitato a dimettersi e acquisiva la carica di Governatore Mario Draghi.

Il 28 dicembre 2005, l'allora governo Berlusconi, varò la legge 262. Questa norma aveva come scopo quello di ritrasferire in un arco di tempo di 3 anni le quote della Banca d'Italia in mano a privati allo Stato e agli enti pubblici.

Ma non gioite, con un colpo di mano degno del migliore golpista, Romano Prodi, con il benestare di Napolitano e Padoa Schioppa (quello che ama pagare le tasse), il 16 dicembre 2006 cambia lo statuto della Banca d'Italia, eliminando di fatto l'obbligo della maggioranza delle quote di proprietà pubblica.

E siamo ai giorni nostri. La morale della favola è che su certi argomenti non esiste destra o sinistra, e che i poteri "forti" non sono certo rappresentati dai politici.

Non è un segreto che la Banca d'Italia ci truffi quitidianamente segnando a bilancio il valore nominale delle banconote invece che il costo che ha sostenuto per produrle. Secondo questo schema, l'unico profitto che risulta è quello derivante dagli interessi, che sono pesantemente tassati. Il risultato è che il profitto nominale della BdI è prossimo allo zero, mentre quello reale è alle stelle.

Riflettete un attimo, se davvero la BdI non facesse profitti, che interesse avrebbero le banche commerciali a possederne delle quote? Se il loro compito fosse solo quello di amministrare il TUS e di vedersi pesantemente tassati e quasi totalmente rigirati allo Stato i pochi guadagni che ne deriverebbero, perché non dovrebbero desiderare di lasciare questo compito ingrato agli enti pubblici?

I Romani ce lo dicevano già molti secoli or sono, per scoprire il responsabile di un raggiro basta individuare chi ne trae vantaggio. "Cui prodest?", ci si chiedeva.

Non so voi, ma io qualche sospetto ce l'ho.


P.S.=le fonti per questo articolo le ho prese dai siti www.wikipedia.it, www.bancaditalia.it e www.signoraggio.com

sabato 8 marzo 2008

Piccole riflessioni personali

Oggi è l'otto marzo, la festa della donna. In molti compreranno le mimose, altri si rivolgeranno a regali più costosi. Anche chi non crede in questo tipo di festività alla fine si lascerà andare all'acquisto di un pensierino per la propria amata/mamma/amica/conoscente crogiolandosi nell'idea che "tanto male non fa".

Invece fa male.

L'essere umano non si rende conto che ogni volta che si attribuisce un'etichetta si limita. Se ci si batte per i diritti di una donna in difficoltà, non vuol dire che si è femministi. Come l'evitare che un visone venga ucciso per usarne la pelliccia non vuol dire essere animalista.

Io sono per la vita e per la libertà in generale, e non per quelli di una categoria specifica di persone.

Sbaglia anche chi si batte per questi principi facendo delle imposizioni, dato che non capisce che in questo modo tradisce la sua stessa causa. Ieri sera vedevo Ferrara in televisione che, facendosi bello dietro a delle affermazioni secondo le quali lui vuole difendere la vita, cercava di convincere una platea di donne che le limitazioni alla loro libertà che intende propugnare in realtà sono nel loro interesse.

A questo punto mi pongo una domanda: può un uomo decidere cosa sia meglio per le donne, anche se loro non sono d'accordo? Allargando la questione, può un essere umano decidere cosa è meglio per un altro essere umano? Ed in ultima analisi, ha senso porsi domande di questo genere?

Le risposte mi sembrano talmente scontate che resto allibito nel vedere che non tutti arriviamo alle medesime conclusioni. Ma alle elementari, non ci hanno insegnato che la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri?

Donne, ribellatevi! Non potete accettare di essere festeggiate solo per il vostro sesso! L'essere umano va festeggiato e celebrato in quanto tale, e non perché appartenente ad una particolare categoria.

Così anche nel giudizio. Quando qualcuno sbaglia deve essere giudicato come individuo, e non come uomo, donna, nero, cristiano, ebreo e chi più ne ha più ne metta.

Aboliamo la festa della donna, la festa della mamma, la festa del papà, San Valentino, Natale, Pasqua e Capodanno. Istituiamo la festa dell'umanità. E che duri 365 giorni all'anno.

giovedì 6 marzo 2008

La convertibilità aurea

Nei primi post ho avuto modo di parlare della storia della moneta e delle banche. Credo sia giunto il momento di aggiungere qualche dettaglio. Abbiamo visto che inizialmente le banche centrali nazionali davano la possibilità ai cittadini di convertire le banconote in oro. Si riteneva che, siccome le la carta moneta non possedeva un valore intrinseco, fosse questa possibilità a garantirne la validità come mezzo di scambio. Il problema era che ogni nazione si comportava in modo differente ed i tassi di cambio con l'oro non erano fissati. Fu solo nelle fasi finali della seconda guerra mondiale che venne fatto qualcosa al riguardo.

Il primo luglio 1944 si riunirono a Bretton Woods 730 delegati provenienti dai 44 paesi che facevano parte della coalizione nota come gli "Alleati". Durante la conferenza, che durò ben tre settimane, vennero prese delle decisioni che avrebbero influito pesantemente sullo scenario economico mondiale del dopoguerra. A Bretton Woods furono, infatti, presi gli accordi che portarono alla fondazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale. Venne, inoltre, deciso a tavolino che gli Stati Uniti d'America sarebbe stati il paese leader nella guida della ricostruzione del mercato capitalista. Questo risultato si ottenne dichiarando che l'unica moneta che avrebbe mantenuto una convertibilità con l'oro sarebbe stata il dollaro, mentre le altre valute avrebbero dovuto mantenere il proprio valore cercando di non variare mai eccessivamente il tasso di cambio rispetto alla moneta americana.

A parole queste decisioni avrebbero dovuto garantire la stabilità ed il contenimento dei tassi di inflazione. Il mercato, infatti, veniva legato, in maniera ufficiale e riconosciuta da tutti gli aderenti ai patti, ad un valore reale. Nella pratica, però, solo il dollaro era legato a tale valore, con la conseguenza che si impose come valuta per gli scambi internazionali. Nessuna altra moneta, infatti, poteva garantire la sua stabilità e la sua bassissima tendenza ad inflazionarsi. Basta pensare all'evoluzione della lira rispetto al dollaro. Se la prima si è inflazionata di oltre mille volte (un tempo gli acquisti venivano fatti con poche lire, nell'ultimo periodo l'unità era rappresentata dalle mille lire), la seconda, anche se ha indubbiamente perso potere d'acquisto, ancora oggi ha valore su base unitaria (l'unità è ancora il singolo dollaro).

Quello con cui non avevano fatto i conti a Bretton Woods era l'avidità del sistema bancario. Nel corso di 27 anni (dal 1944 al 1971) il rapporto con le riserve auree venne infranto più volte portando a continui aumenti del prezzo dell'oro. Il processo culminò con il messaggio televisivo in cui il presidente Nixon dichiarava la fine della validità degli accordi di Bretton Woods. Gli economisti dell'epoca sentirono un brivido lungo la schiena. Se le banconote non potevano più essere cambiate con l'oro, da dove avrebbero tratto il loro valore? Tutti si aspettavano un crollo del mercato dovuto alla sfiducia che le persone avrebbero dimostrato nei riguardi di una moneta non garantita. Eppure questo non avvenne, vedremo dopo il perché.

Il dollaro mantenne la sua posizione dominante grazie al fatto di sostituire il suo legame con l'oro a quello con il petrolio. Vennero, infatti, presi accordi con i paesi ricchi di depositi di greggio per far sì che la moneta americana fosse l'unica utilizzata per comprare "l'oro nero". Quello che gli americani non avevano previsto era l'aumento senza controllo di prezzo che avrebbe caratterizzato questa materia prima negli anni successivi, tanto che ai giorni nostri anche i cittadini degli USA stanno imparando cosa voglia dire avere una moneta soggetta a forte inflazione.

Ci sono molte persone che consigliano di risolvere la problematica del signoraggio ripristinando la convertibilità aurea. Personalmente penso che chi sostiene questa tesi faccia alcuni importanti errori concettuali. Questi studiosi partono dal presupposto che le banconote siano carta straccia priva di valore e che questo valore debba essere derivato da un bene che ne possieda uno intrinseco. Come sosteneva il prof. Auriti, però, essendo la banconota una misura di un valore essa possiede anche il valore della misura. Il metro può misurare la lunghezza perché possiede l'attributo della lunghezza. La banconota può misurare il valore dei beni poiché ha la caratteristica del valore. Si tratta semplicemente di un valore di natura diversa, non intrinseco, ma indotto. E' un valore che noi gli attribuiamo a prescindere da quello posseduto intrinsecamente. Pensate al concetto di valore affettivo. Sicuramente possedete qualche oggetto a cui siete particolarmente legati che non vendereste neanche se vi offrissero più del suo valore di mercato. Il valore indotto funziona, più o meno, allo stesso modo. Non importa se la banconota da 100€ è costata 30 cent alla stampa, per me il suo valore reale è quello nominale. Il paradosso nasce nel momento in cui ci viene prestato un valore che noi stesso creiamo attraverso questa induzione.

Con questo voglio rispondere a tutti coloro che sostengono la mancanza di validità della tesi del signoraggio dicendo che alla fine del giro la banca centrale non fa altro che scambiare carta straccia (le banconote) con altra carta straccia (i titoli di stato). Quella carta ha un valore. Il potere di crearla equivale al potere di creare valore per sé. Proprio come farebbe un falsario.

Tornando alla convertibilità aurea, ritengo che la validità di un modello vada testata inizialmente, almeno nella teoria, nelle situazioni estreme. Quello che la teoria può fare, infatti, non è prevedere le singole falle di un sistema, ma solo osservare la sua tendenza a generarne. La realtà, poi, è talmente complessa e strutturata che è impossibile prevedere tutte le possibili evenienze.

Consideriamo il caso in cui la moneta sia garantita da una riserva aurea, cioè che per ogni euro circolante esista l'equivalente in valore in oro, e che questo oro si tenuto nei caveau della banca centrale. Il tasso di cambio, cioè il "prezzo" dell'oro, sarebbe più alto del suo "vero" valore di mercato dato che si baserebbe su di una rarità fittizia, creata dalla tendenza da parte delle banche stesse, a rastrellare le riserve d'oro esistenti per poter stampare più banconote. Immaginiamo cosa succederebbe in un modello simile se tutti ci recassimo a cambiare le nostre banconote con l'oro. L'aumento dei quantitativi disponibili sul mercato porterebbe, inevitabilmente, ad un abbassamento del suo prezzo. Lo sapevate, per esempio, che il diamante non è la pietra preziosa più rara in natura, nonostante sia la più costosa? I produttori di gioielli ne tengono grossi quantitativi al di fuori del mercato per mantenerne alto il prezzo, per creare una rarità che altrimenti non esisterebbe in questi termini.

Tornando all'esempio, se nel mercato esistono 1000€ e la banca tiene nella riserva 1000€ di oro, in realtà la parità non è garantita. Mano a mano che le banconote vengono cambiate il valore dell'oro scenderebbe. Se mi presento in banca e cambio 200€ ritirandone altrettanti in oro, possiamo supporre che l'immissione di questo oro nel mercato ne faccia calare il prezzo. Quindi, non solo quello che ho ritirato non vale più 200€ per il fatto stesso di averlo tirato fuori dalle casseforti, ma anche quello ancora custodito dalle banche perderebbe di valore. Nell'esempio alla banca non resterebbero 800€ di oro in cassa, ma 780€. I 20€ di differenza verrebbero mangiati dalla svalutazione (chiaramente i 20€ sono una misura ipotetica, ma l'esempio reggerebbe anche se la svalutazione fosse minore). I 1000€ non sarebbero, quindi, garantiti in un sistema di questo genere.

Concludendo, il sistema della convertibilità aurea non consente di garantire il valore della moneta neanche teoricamente. Questo valore non ha bisogno di essere garantito, dato che è indotto nella banconota quando questa viene accettata da una comunità come mezzo di scambio.

Ancora una volta consiglio di leggere "Il Paese dell'Utopia", un testo che considero illuminante.

Se qualcosa non è chiaro contattatemi e farò il possibile per dare spiegazioni.

mercoledì 5 marzo 2008

Torniamo alle spiegazioni

Mi rendo conto che dopo i primi post esplicativi mi sono lasciato andare ad una serie di riflessioni personali. Ho intenzione di continuare ad esprimere ciò che sento, intervallando, però, più spesso questo tipo di post con altri di natura divulgativa. Per questo motivo vi sottopongo questo video, ben realizzato ed abbastanza semplice. Dura poco meno di 10 minuti. 

Buona visione.



sabato 1 marzo 2008

Perché è importante parlarne

Ho conosciuto persone che, a causa della passione con cui trattano l'argomento del signoraggio, si sono ritrovate senza amici. La forza con cui sostengono le loro tesi ha prodotto il risultato opposto di quello che veniva ricercato. Invece di creare una nuova coscienza nei propri ascoltatori questi si sono arroccati sulle loro posizioni. La conseguenza peggiore, però, è un'altra. Le poche persone che li ascoltavano hanno paura di comunicare ciò che hanno appreso a causa delle brutte reazioni che hanno visto nei confronti di altri.

Il pensiero di chi si vuole imporre con forza muore con lui.

Vi è mai successo, durante una discussione, che il vostro interlocutore vi abbia dato ragione perché gridavate più forte di lui? O, viceversa, di aver riconosciuto la validità della sua posizione perché lui la sosteneva con più forza? A me, mai.

Penso che quanto detto sia particolarmente vero quando si parla di signoraggio. Questo per il carattere di verità che contraddistingue la questione. Ho già avuto modo di dire che, secondo me, cercare di argomentare la verità ha come unico risultato un allontanamento dalla integrità del concetto che si vuole dimostrare. Questo perché la verità, proprio per il fatto che è vera, non ha bisogno di spiegazioni. Penso che chi spera di convincere le persone della necessità del ripristino della sovranità monetaria semplicemente argomentando con decisione quanto dice non otterrà mai il risultato voluto.

Ritengo che la comprensione della questione signoraggio non sia alla portata di tutti. Ci vuole una certa predisposizione mentale per mettere tutto in discussione, cioè per capire (come espresso da Silvano Agosti ne "Il discorso tipico dello schiavo" ) che quello in cui viviamo è solo UN e non IL sistema.

Quanto detto trova fondamento nelle reazioni, quasi violente, di chi mi dà contro su questi argomenti. Reazioni che sicuramente sperimenterete anche voi se farete il tentativo di diffondere questo pensiero. Mi viene in mente una citazione che chi come me è parte della "manga generation" non farà fatica a ricordare. Si tratta dello scontro tra Devilman e Jin-Man. Durante la lotta quest'ultimo si rivolge al protagonista del fumetto dicendogli: "Odiami Devilman! Perché un demone molto odiato è un demone molto temuto!".

Chi si oppone con forza ha paura. Chi mi insulta quando parlo di signoraggio lo fa perché capisce la verità che sto comunicando e teme che questa possa distruggere il suo piccolo castello di carte. Proprio perché è ancora legato a quel desiderio di possesso che è alla base della nostra infelicità, più minaccerò di portargli via i pochi e futili beni che ha accumulato, più violentemente mi odierà.

A questo punto mi chiedo se vale la pena di combattere una guerra con armi che non mi porteranno mai alla vittoria. Una vittoria che, quando arriva, viene senza sforzo. I pochissimi che mi ascoltano lo hanno fatto fin da subito. Avevano già una mente aperta e questo gli ha permesso di comprendere a fondo la questione fin dalle prime battute. In fondo è stato così anche per me.

E' inutile sottolineare quanto fa schifo il mondo, lo sappiamo già tutti. Dobbiamo indicare il futuro migliore che desideriamo. E se gli stolti guarderanno il dito, i saggi capiranno al volo.

Vi lascio con un consiglio. Se veramente pensate che la società vada cambiata, parlatene con i vostri amici, le loro reazioni vi diranno qualcosa di più su chi avete di fronte veramente. Mettetevi a nudo e guardate l'effetto che fa. A volte le conseguenze sono sconvolgenti. Siate consapevoli di chi avete intorno, in questo modo sarete anche più consapevoli di voi stessi.

E' proprio la consapevolezza il primo passo da fare per raggiungere la serenità.