Che la quota capitale di un prestito venga distrutta alla sua restituzione è un dato di fatto e sbaglia chi dice il contrario. Altrettanto sbagliato però è credere che questo sistemi la questione.
In realtà il fatto che la moneta restituita venga distrutta non fa altro che confermare la natura truffaldina del sistema bancario. Cerchiamo di capire perché.
Tutti abbiamo studiato scienze al liceo. In particolare una lezione che ci è stata impartita fin dalle scuole elementari è il "nulla si crea e nulla si distrugge" che tanta fama ha portato al chimico Antoine Lavoisier. Questo motto è applicabile praticamente a tutti i contesti, compreso quello monetario. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che sparisce nel nulla, quindi, l'unica spiegazione logica è che non sia mai realmente esistita. Ed in effetti la moneta che la banca ci presta nel momento in cui chiediamo un finanziamento è puramente virtuale e non ha un corrispondente nel mondo fisico.
Più volte ho avuto modo di ripetere che quando una banca presta, in realtà, non sta prestando vero denaro, ma accreditando le sue stesse promesse di pagamento sotto forma di incremento del saldo del conto corrente. Ciò è dimostrato dal fatto che i conti correnti non sono garantiti da denaro fisico (presente la corsa agli sportelli?). Si tratta comunque di una pratica descritta in tutti i testi di macroeconomia. Poiché il mercato (cioé noi) dà valore alle promesse di pagamento della banca queste acquisiscono lo status di moneta e possono essere utilizzate come mezzo di pagamento.
In tutto questo la banca non si è privata di nulla dato che, a parte rarissimi casi, nessuno chiede finanziamenti in contati.
Tali promesse di pagamento scoperte, ovviamente, perdono il loro valore monetario nel momento in cui vengono restituite. Un esempio può aiutare a semplificare e a rendere più comprensibile un processo che, nella realtà, consiste in diversi passaggi contabili.
Se firmate un pagherò questo avrà valore solo quando ve ne priverete mettendolo in circolazione per pagare un bene. Nel momento in cui posseggo un pagherò che io stesso ho emesso esso non ha per me nessun valore monetario e averlo o meno non fa alcuna differenza.
Stesso discorso si può applicare al sistema bancario nel suo complesso. Nel momento in cui gli viene restituito il suo stesso debito questo smette di esistere.
Il problema nasce quando si realizza che per la banca contrarre tale debito ha un costo pressoché nullo a causa dell'abitudine dei creditori (i correntisti) a non chiederne mai il pagamento. Quanto vi costerebbe indebitarvi di 1000€ se già in anticipo poteste affermare con statistica certezza che nessuno vi chiederà mai il pagamento di tale cifra? Quali altri costi dovreste sostenere oltre a quelli della carta e dell'inchiostro necessari a firmare la cambiale?
A fronte dell'incremento a costo quasi zero del saldo di un conto corrente la banca percepisce interessi sull'intero valore nominale del prestito. Non solo, poiché lo stesso correntista garantisce la nuova emissione di moneta portando le garanzie reali esiste sempre la possibilità che, nel momento in cui questo dovesse avere difficoltà a pagare le rate, il banchiere si faccia vivo rivendicando l'intero valore della cifra solo promessa e mai erogata.
Quello che bisognerebbe capire è che il sistema non è stato strutturato per arricchire il banchiere (che comunque percepisce interessi sulla quasi totalità della moneta emessa), ma per tenere in debito la collettività.
Per esercitare il potere non c'è bisogno di avere grandi ricchezze accumulate, basta poter vantare un credito. Anche se illegittimo.
A tutto questo bisogna aggiungere che la moneta viene distrutta per essere subito ricreata poiché il mercato necessita di quantitativi sempre maggiori di denaro. In soldoni, il sistema bancario è creditore di tutta la moneta circolante in ogni dato momento.
La famosa equazione valore nominale - valore intrinseco non rappresenta tanto il guadagno del banchiere quanto la truffa subita dal cittadino. In fondo, quando il ladro brucia i soldi che vi ha rubato il danno per voi non sparisce.
A tutti un saluto,
Alessandro Bono