Istruzioni per l'uso

Un buon modo per farsi un'idea dell'argomento trattato in questo blog è visionare il documentario "La Moneta come Debito". Per chi volesse approfondire ho stilato una breve lista di fonti sugli argomenti signoraggio/sovranità monetaria. La potete trovare nel post "Bibliografia Essenziale". L'elenco è in costante aggiornamento.

I commenti non sono moderati, siete liberi di esprimervi nel modo che ritenete più opportuno. Ognuno è responsabile del suo pensiero, io rispondo solo delle parole scritte di mio pugno.

Benvenuti,
(ersandro@autistici.org)

Prima di esprimere qualunque dubbio o giudizio vi consiglio di leggere i seguenti post. Potreste trovare le risposte alle vostre domande.

F.a.q.-Parte Prima (Le banche commerciali emettono moneta?)
F.a.q.-Parte Seconda (Da dove prende valore la moneta?)
F.a.q.-Parte Terza (Esiste una soluzione?)

sabato 31 ottobre 2009

Facebook

Ormai da diverso tempo una fetta significativa della popolazione mondiale dedica giornalmente alcune ore alla navigazione delle pagine di Facebook. E' un male? E' un bene? Lungi da me dare giudizi, l'unico elemento certo è che quando ci troviamo ad avere a che fare con qualcosa di cui non conosciamo la natura ci esponiamo a potenziali truffe o fregature messe in atto da chi, invece, ha più informazioni di noi. Si tratta di un concetto economico molto semplice da comprendere che prende il nome di "asimmetria informativa".

L'esempio classico è quello del meccanico: l'ignoranza riguardo al funzionamento del motore di un'automobile fa si che il cliente del carrozziere si trovi automaticamente in una posizione di svantaggio. E' pur sempre possibile che il meccanico con cui si ha a che fare sia un esempio di onestà, ma se prendiamo in considerazione quella porzione del mercato costituita dall'insieme di tutti i meccanici non potremmo fare a meno di constatare che, nel complesso, la clientela viene fregata.

Per farla breve, nessun meccanico fa pagare meno del dovuto mentre alcuni (e voglio essere ottimista) sfruttano l'ignoranza del cliente per farlo pagare di più. La conclusione è che nel settore dei meccanici non viene mai raggiunto il tanto agognato equilibrio costituito dal perfetto incontro tra domanda ed offerta dato che il cliente non ha modo di capire se il prezzo che gli viene proposto è equo o meno. Tecnicamente parlando le asimmetrie informative sono per loro natura dei fallimenti del mercato.

E' chiaro che il problema non si porrebbe se l'eventuale cliente avesse delle conoscenze che gli permettessero di comprendere il lavoro che il meccanico andrà a svolgere, così come è più difficile (ma non impossibile) che un informatico venga fregato dal tecnico a cui si è rivolto per far riparare il PC guasto.

Attualmente chi gestisce e sfrutta Facebook ottiene grandi vantaggi grazie all'ignoranza dei suoi utenti. Capire come ciò avvenga permette di difendersi o, se non altro, di limitare i danni.

Facebook, come ogni social network, si basa sul principio della condivisione delle informazioni personali. Ovviamente per essere condivisa un'informazione deve preventivamente essere registrata sulla propria pagina in modo tale da permetterne l'accesso agli utenti autorizzati.

Diciamoci la verità, viviamo nella società dello spettacolo e ci piace sentirci protagonisti. La nostra vanità fa sì che spesso condividiamo informazioni assolutamente inutili o superflue, solo perché farlo ci sembra divertente o perché non resistiamo a mettere sotto ai riflettori qualcosa che consideriamo "nostro" o "personale". Il mio non è un giudizio ma la semplice osservazione della realtà. Questo fenomeno è vecchio come il mondo e viene costantemente messo in pratica anche al di fuori della rete.

E' per questo meccanismo mentale che madri a cui sono morti i figli concedono interviste strappalacrime a giornalisti che già pregustano l'impennata degli ascolti. La nostra voglia di mettere i panni sporchi in piazza è comparabile solo a quella di farci gli affari altrui. Si potrebbe quasi affermare che avere molta gente che vuole impicciarsi dei propri affari è attualmente considerato segno di prestigio. Se tanti guardano pochi che stanno sotto i riflettori è solo perché essi stessi vorrebbero trovarsi al loro posto. Da questo punto di vista Facebook rappresenta il palcoscenico ideale: è gratuito, alla portata di tutti e permette di raggiungere un pubblico molto ampio con uno sforzo minimo.

Risultato: partendo dalla pagina personale di Facebook è possibile quasi sempre costruire un profilo psicologico molto accurato dell'utente a cui essa fa riferimento.

Fate una prova. Quasi tutti abbiamo tra i nostri contatti una persona che non conosciamo fisicamente, qualcuno a cui siamo arrivati tramite altri contatti e di cui il nome non ci dice nulla. Aprite la pagina di questo contatto "sconosciuto", cliccate su "Info" e date un'occhiata.

Nella maggior parte dei casi sarà possibile sapere la città di appartenenza, la posizione politica e quella religiosa dell'utente, i film ed i libri preferiti, i contatti email, Skype ed Msn, in alcuni rari casi addirittura il numero di telefono. Le "Pagine" ed i "Gruppi" a cui l'utente è iscritto aggiungono molti dettagli mentre le foto ci permetteranno di conoscerne i lineamenti e, eventualmente, i posti dove ha passato le vacanze.

Se volessimo farci un'idea delle attività attuali dell'utente basterebbe andare sulla pagina principale del suo profilo. Qui, è possibile sapere quali filmati ha visto di recente, con quali persone ha stretto amicizia, se è felice della vittoria della sua squadra del cuore, cosa ne pensa dei link che altri utenti hanno condiviso con lui e via dicendo.

In meno di un quarto d'ora è possibile conoscere di una persona elementi che, con una frequentazione diretta, potrebbero emergere dopo molti mesi o, addirittura, mai.

Di quanti dei vostri amici conoscete l'attore preferito? E di quanti sapete quali programmi guardano abitualmente in televisione? E il gruppo del cuore? Magari quel collega che non considerate minimamente è un grande appassionato di filosofie orientali. Voi non lo sapete, il signor Feisbuck (amico intimo del signor Iutub) sì.

E' chiaro che fare ricerche di questo genere è solo un esercizio di stile, quello che è importante è rendersi conto di quante informazioni che ci riguardano vengano registrate dentro gli archivi di Facebook solo per soddisfare una nostra mania di protagonismo repressa.

Bene, sappiamo quindi che il signor Feisbuck ha l'accesso diretto a tutti questi dati ma ci riteniamo al sicuro da eventuali "sbirciatine" indesiderate grazie al fatto che possono accedervi solo gli utenti a cui concediamo l'amicizia, cioè solo coloro a cui avremo dato preventivamente il permesso di visualizzarle (in questo scritto voglio partire dal presupposto che il signor Feisbuck sia onesto e che, quindi, non avvengano accessi non autorizzati ai dati personali degli utenti. Quanto questa ipotesi sia verosimile sta a voi deciderlo).

Esiste una branca dell'economia detta marketing il cui scopo è quello di raccogliere e catalogare informazioni sul pubblico di modo da poter creare prodotti e campagne pubblicitarie che vadano incontro ai gusti del mercato. E' chiaro che l'enorme database di Facebook rappresenta per ogni società che si occupa di questo settore una sorta di El Dorado, ma come le è possibile recuperare i dati di, supponiamo, 10.000 utenti senza stringere altrettante amicizie?

Questo è il vero scopo delle applicazioni di Facebook. Ogni volta che ne utilizzate una, infatti, dovete preventivamente darle il permesso di accedere alle vostre informazioni personali. Grazie alla programmazione di insulsi giochetti o di quiz al limite del ridicolo chi è interessato ha la possibilità di recuperare ed archiviare un numero incredibile di dati. Attenzione, non di dati generici ma con nome e cognome, che è possibile attribuire a singoli individui, per dirla in gergo tecnico, "segmentati".

Pensate: grazie alla diffusione di un simulatore di fattoria o di guerriglia urbana ci sono persone che in pochi click possono interrogare il database del più grande social network del mondo con criteri del tipo: "quante ragazze liceali di Roma sono fan di almeno un film di Moccia?" (chi ha familiarità con il concetto di "query" sa di cosa sto parlando). Come se non bastasse le stesse persone avranno a disposizione anche tutti i dati necessari per contattare gli utenti interessati dalla ricerca e di mettere quindi in atto campagne marketing mirate.

Avete presente quella volta in cui vi è arrivata per posta la pubblicità del cibo per gatti in offerta presso il supermercato dietro casa vostra e vi siete chiesti come facessero a sapere che ne avete uno? E avete presente il momento di illuminazione in cui avete fatto 2+2 ed avete realizzato che siete titolari di una tessera sconto di quel supermercato e proprio lì il mese prima avete comprato un'abbondante scorta di cibo per il vostro felino domestico? Non è stato bello realizzare che il supermercato ha venduto i vostri dati personali, ma se non altro vi hanno fatto lo sconto.

In effetti non c'è da scandalizzarsi, la compravendita di dati personali (o delle opinioni sui prodotti di consumo) è un pratica comunissima e vecchia come il mercato. Io stesso all'epoca del liceo ho fatto parte di un gruppo di indagine messo in piedi per raccogliere le impressioni su di un succo di frutta che sarebbe stato commercializzato di lì a poco, ma per sapere come la penavo la società di marketing che mi aveva contattato mi pagò con alcuni buoni benzina.

Quanti dati sensibili avete gettato in pasto al signor Feisbuck ed alle sue applicazioni? E quanto vi hanno pagato per averle? Insomma, queste persone cosa vi hanno dato in cambio di una vita digitalizzata e compilata nella vostra pagina Facebook se non quattro stupidi giochini e la possibilità di sentirvi falsamente protagonisti?

Ecco l'asimmetria informativa: il meccanico si fa pagare molto per fare poco, il signor Feisbuck (o chi per lui) paga poco per avere molto. In poche parole ci stanno fregando, qualcuno si sta appropriando di informazioni per lui preziose ad un costo prossimo allo zero. E noi acconsentiamo per avere il privilegio di fare un test che ci dirà qual è la nostra posizione del kamasutra preferita.

Anche io uso Facebook, ma se non altro lo faccio solo ed esclusivamente per parlare di signoraggio (a proposito, lo sapevate che i soldi che pensate siano depositati sul vostro conto corrente in realtà non esistono? E che le banche commerciali creano moneta dal nulla tramite emissioni di credito non garantite da denaro reale? Forse è il caso di informarsi anche sulla natura del denaro...) e non presto il fianco a questi signori per cui lo spreco ed il profitto sono l'unico obiettivo.

Almeno ora sapete uno dei motivi per cui vi arrivano tante email di spam....

E' assurdo che uno strumento potente come Facebook venga utilizzato per scopi tanto triviali. Come al solito, purtroppo, la colpa è per la maggior parte degli stessi utenti.

Concludo con una provocazione: provate a fare il test dell'utente sconosciuto con la pagina del vostro account e guardate cosa viene fuori. Questa è l'immagine che date di voi. Ne siete soddisfatti?

A tutti un saluto,

Alessandro Bono

P.S. = Rivolto a tutti i meccanici: lo so che esistono anche degli esemplari di cui fidarsi ciecamente, il mio scopo non era quello di offendere la categoria. Se ve la siete presa forse non avete la coscienza pulitissima....

venerdì 23 ottobre 2009

Thomas Sankara

Oggi vi propongo un discorso di Thomas Sankara.

Di lui non si parla praticamente più poiché Blaise Campaorè, l'ex compagno che lo ha tradito e che attualmente è presidente del Burkina Faso, ha messo in atto una campagna di damnatio memoriae.

Per sapere di chi stiamo parlando: http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Sankara







Altre informazioni su come Banca Mondiale e Fondo Monetario agiscono ed hanno agito in passato le potete trovare nel libro "Confessioni di un sicario dell'economia" di John Perkins.

Un saluto,
Alessandro Bono

martedì 20 ottobre 2009

Schiavi

In questo post voglio commentare quanto è stato scritto in un articolo apparso sul web e, nello specifico, in uno dei commenti che sono stati postati a suo seguito. Per prima cosa vi consiglio di dare un'occhiata alla fonte originale.

L'articolo riporta le dichiarazioni di Luca Aubert e Lorenzo Santonocito, rispettivamente capogruppo e membro del PdL presso il XVII municipio di Roma, riguardo alla possibilità di trasmettere Zeitgeist: Addendum nelle scuole.

Non sono un particolare fan di Zeitgeist. Ad essere sincero penso che faccia un gran minestrone e non sono d'accordo con molte delle cose che dice. Una cosa, però, gli va riconosciuta: la parte riguardante il sistema monetario è ineccepibile e riesce a condensare in poco più di venti minuti i punti essenziali della questione. Personalmente preferisco "Money as Debt" e "Money as Debt II" (quest'ultimo, per adesso, solo in Inglese) ma, poiché sono parecchio più lunghi e si tratta di produzioni più povere e meno accattivanti esteticamente quando dovevo consigliare a qualcuno un video per mettergli la pulce nell'orecchio la mia scelta ricadeva su Zeitgeist. E' per questo motivo che ho collaborato molto volentieri alla realizzazione di "Genius Seculi", trasposizione italiana della prima parte di "Zeitgeist: Addendum" contenente diversi contenuti originali.

Dopo questa dovuta precisazione possiamo ritornare all'articolo.

Come ho premesso l'opinione dei due esponenti del PdL mi interessa poco, giusto per la cronaca si tratta delle solite posizioni canzonatorie e derisorie. Quello che mi ha colpito è stata la discussione (a cui io stesso ho partecipato) nata tra i commentatori dell'articolo ed in particolare tra Sandro Pascucci e un utente che si firma marco (notare come chi lotta per la Causa usi sempre nome e cognome mentre i vari fotogian, jak rothschild e compagnia bella preferiscono rimanere nell'anonimato).

Riporto di seguito il commento che più di tutti mi ha scosso:

Semplice semplice

Scritto da Marco, il 20-10-2009 15:00

Io lavoro, mi danno dei soldi, con quelli ci compro il pane.
Al panettiere non frega assolutamente nulla se quel pezzo di carta vale o non vale, non frega assolutamente nulla del sig. sandro pascucci e di tutte le sue teorie del signoraggio.
Si prende il pezzo di carta e mi dà il pane. Con quel pezzo di carta si paga le scarpe.
Per me non è un problema, per lui nemmeno: per noi IL SISTEMA FUNZIONA.
A te non piace? Il problema è solo tuo. Inutile che scassi le scatole al mondo, sei tu fuori posto, renditene conto. Sei tu che non accetti il sistema in cui vivi, e che però ti permette di vivere e campare e cazzeggiare.
Quindi, carissimo signoraggista, io sto messo non bene, ma benissimo, perché ci vivo proprio bene in questo sistema.
Chi ci vive male, e sta messo malissimo, sei proprio tu.
Non solo perché sei costretto a vivere tuo malgrado in un sistema che non ti piace e sei costretto a vivere bofonchiando e schiumando rabbia e rancore, ma anche perché ti manca il coraggio di abbandonare questo sistema e andare a vivere da eremita in qualche posto in cui non esiste il denaro.
E questa, ti piaccia o no, è la tua realtà.E puoi continuare a sbraitare fino alla notte dei tempi, profetizzando un giorno del giudizio che esiste solo nei tuoi sogni.

Ciò che mi sconvolge è che, con atteggiamenti e parole diverse, molte persone reagiscono in questo modo. Come giustamente dice Agosti il vero schiavo difende il padrone.

Evitando tutte le considerazioni sul fatto che questo nostro benessere costa un prezzo enorme in vite umane (per quanto possa sembrare assurdo lo stile di vita italiano alza la media mondiale) resto sempre basito quando una persona, pur vedendo come stanno le cose, decide di mettersi contro chi prova a fare qualcosa per cambiarle.

Se ciò accada per paura, per mancanza di uno studio approfondito o solo per testardaggine non sta a me dirlo, purtroppo non sono in grado di entrare nella testa delle persone.

Certo è che a leggere o sentir dire cose di questo genere mi assale lo sconforto. Si tratta di momenti duri da affrontare perché vieni colpito al viso proprio dalle persone che stai cercando di aiutare. A schiaffggiarti non è un banchiere, ma una persona come te.

Da quando mi occupo di signoraggio mi hanno detto di tutto. Mi hanno chiamato fascista, comunista, anarchico e terrorista. A tal proposito mi consolo nel pensare che quando ti affibbiano tante etichette diverse, in realtà, è perché non ti si adatta nessuna. Avere a che fare con una visione nuova, non definibile secondo i vecchi criteri, mette paura anche alle menti più salde.

Le banche private creano denaro dal nulla e ce lo addebitano. Questa affermazione può essere negata solo da un ignorante o da una persona in malafede. Le fonti sono innumerevoli e, come se non bastasse, è sufficiente leggere il bilancio di una qualunque banca per rendersene conto. Chi nega la realtà non mi fa neanche rabbia, semmai per lui provo pena.

E' vero, per colpa sua anche io sono costretto a vivere nell'attuale sistema, ma non importa. C'è differenza tra uno schiavo ed un uomo libero con la catena al piede ed io la mia dignità la continuo a conquistare tutti i giorni cercando di scardinare l'anello di ferro che mi tiene legato.

Non esistono mezze misure, non esistono compromessi, non esistono giustificazioni. Quando la lotta è mortale la scelta può essere solo tra il subire e l'alzare la testa. Non è facile confrontarsi con chi decide di continuare a guardarsi i piedi, ma la consapevolezza di non aver ceduto non ha prezzo.

A tutti un saluto,
Alessandro Bono

giovedì 15 ottobre 2009

Sistema

Sinceramente mi infastidiscono quelle persone che, messe di fronte ai fallimenti della società moderna, rispondono con un "è colpa del sistema" e, scrollando le spalle in modo rassegnato, pensano di aver messo un punto alla questione.

E' vero, il sistema è perverso, bacato, pieno di difetti, ma pensare che sia un'entità sulla quale non abbiamo influenza in grado, al contrario, di trasformare gli individui al punto da poterne fare ciò che vuole rendendoli di fatto automi senza cervello è un'assurdità, un altro modo per scaricare le responsabilità su qualcuno o qualcosa che sia al di fuori di noi ed evitare di fare i conti con la nostra coscienza.

Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta del solito enigma insolubile, del classico circolo vizioso in cui si cade quando si cerca di stabilire se sia nato prima l'uovo o la gallina. E' il sistema che ci fa il lavaggio del cervello o siamo noi a dare vita alle diaboliche strutture sociali in cui ci troviamo a vivere?

Anche se sembra un indovinello a cui è impossibile rispondere basta fare una piccola riflessione per comprendere che, almeno in questo caso, è facile trovare il bandolo della matassa.

Ponetevi questa domanda: può esistere un "sistema" senza gli elementi individuali che lo compongono?

Mentre l'essere umano può vivere senza il sistema non è vero il contrario. E' un dato di fatto, se il genere umano sparisse scomparirebbero anche tutte le strutture sociali che esso ha costruito. Improvvisamente verrebbero meno i paesi, la scuola, la giustizia, la religione, la moneta. Che cos'è in fondo una nazione se non un'astrazione della mente umana? L'oggetto a cui ci riferiamo quando usiamo la parola "Italia" (o Europa, o Cristianesimo, o Dollaro) esiste realmente o è solo una proiezione astratta che il pensiero ha deciso di chiamare con tale nome?

Vedo tante persone sostenere che l'umanità si comporta così come la vediamo fare perché è stata condizionata ad acquisire comportamenti ed atteggiamenti che non le appartengono. Se così fosse, perché la gente che subisce questo "sopruso" non lo vive come una violenza? Perché le persone non alzano la testa e protestano contro un'imposizione che le porta ad agire contro quello che sarebbe il loro naturale modo di sentire?

Ci guardiamo allo specchio e pensiamo di vedere un altro individuo senza capire che il movimento dell'immagine che osserviamo è solo un riflesso del nostro. Ed ecco che la gente che manifesta per la libertà di informazione è la prime a non esercitare la libertà di informarsi.

Questa è la natura del sistema, si tratta di un'immagine, una proiezione di ciò che l'essere umano è. Krishnamurti diceva che noi siamo il mondo. Se nella società vediamo avidità, brutalità e volgarità è perché noi stessi siamo avidi, brutali, volgari.

Viene da sé che il sistema potrà cambiare solo quando cambieranno le persone che lo compongono.

Non esiste redenzione senza pentimento e non esiste pentimento senza umiltà. Nel voler attribuire la colpa delle atrocità che ci circondano a quelli che Auriti avrebbe chiamato "fantasmi giuridici" ci rifiutiamo di vedere e riconoscere le nostre responsabilità peccando, quindi, di superbia.

Non si può imporre all'essere umano qualcosa che sia contro la sua natura senza che questi ne soffra. Osservare il modo in cui la gente difende l'attuale sistema è un chiaro segno di quanto esso ne rifletta la profonda intimità.

Questo non vuol dire che siamo senza speranza. Se guardiamo tali comportamenti da vicino è possibile vedere come non siano fondati sulla ragione, ma su di elementi irrazionali. Nel momento in cui vengono osservati per ciò che sono, cioè azioni dettate da costrutti mentali assolutamente arbitrari, essi smettono semplicemente di esistere è diventa possibile mettere in pratica un cambiamento.

Era sempre Krishnamurti a dire che comprendere vuol dire trasformare ciò che è. Nel momento in cui ci si rende conto dell'illusorietà di un qualcosa che ci ha condizionato il cambiamento è già avvenuto, non è necessario nessuno sforzo ulteriore. Quello che emerge è che, sorprendentemente, la gente si sforza per non capire quando, in verità, l'intelligenza e la capacità di comprendere sono il risultato di una mente quieta, tranquilla, vuota. Solo quando il pensiero tace è possibile osservare un evento per ciò che è senza attribuirgli valenze illusorie che non hanno fondamento alcuno.

Io parlo di moneta eppure i soldi non mi interessano. E' vero, non ho particolari problemi, ma non sono ricco e probabilmente non lo sarò mai. Quando parlo del sistema monetario sto ponendo chi mi ascolta di fronte ad uno specchio. Sarà lui a dover capire che ciò che vede è solo il suo riflesso e la comprensione andrà dimostrata con le azioni e non con le parole. Queste infatti sono solo un ulteriore costrutto che a nulla serve se non viene sostenuto dalla volontà di agire.

Tale è la differenza tra conoscenza e consapevolezza: chi sa parla, chi è consapevole agisce.

Avete intenzione di continuare a parlar male dei banchieri o volete rimboccarvi le maniche? Come sempre nella vita, la scelta spetta solo a voi.

Alessandro Bono

giovedì 1 ottobre 2009

Tremonti vs. Banche

Oggi faccio un piccolo strappo alla regola e vi propongo un articolo pubblicato ieri dal sito http://www.corriere.it/.

DOPO LA DECISIONE DI UNICREDIT E INTESA SANPAOLO
Tremonti attacca ancora le banche
«Soldi con finanza? Prepara alla crisi»

Sulla mancata richiesta dei bond: non è uno sgarbo a me ma alle imprese, meglio per governo non emettere debito

MILANO - «Non è una questione di sgarbo a me o al governo, quegli strumenti farebbero molto comodo alle imprese». Giulio Tremonti commenta così la mancata richiesta da parte di Unicredit e Intesa Sanpaolo dei bond. «Per il governo non emettere debito va anche meglio».

PROSSIMA CRISI - «Fare soldi con la finanza sta tornando molto conveniente - ha aggiunto - e sono capaci tutti. Ma se le banche continuano a fare i soldi con la finanza si prepara la prossima crisi. Pensate che sia giusto che il mondo sia governato dai banchieri?» ha chiesto ai giornalisti convocati a Milano all'indomani della scelta dei due maggiori gruppi bancari italiani di rafforzare il patrimonio senza ricorrere agli aiuti di Stato. Tremonti ha poi sottolineato che le obbligazioni governative, i cosiddetti bond, «sono stati chiesti e anzi invocati con pressione enorme dalle banche». Con l'inizio della crisi «abbiamo iniziato a gestire una partita molto delicata e alla fine è venuto fuori questo strumento», ha detto, ricordando che lo schema prevedeva che lo Stato emettesse titoli di debito pubblico e con i soldi così raccolti sottoscrivesse titoli delle banche che a quel punto danno i soldi alle imprese. Tremonti ha poi obiettato all'idea che i bond costino troppo: «Come debito sì ma come soglia di patrimonio no. Sono competitivi sul mercato. Dal lato del governo egoisticamente è meglio così, è meglio non emettere titoli di debito».

http://www.corriere.it/economia/09_settembre_30/tremonti-bond-sgarbo-imprese_3cd59e26-adaf-11de-a90c-00144f02aabc.shtml



Il commento sulla prossima crisi imminente mi fa venire in mente la favola del topo e dello scorpione.

C'era una volta uno scorpione che voleva attraversare il fiume ma, non essendo in grado di nuotare, era bloccato sulla sua sponda. Mentre si arrovellava alla ricerca di una soluzione al suo problema vide avvicinarsi un topo.

"Amico topo," disse, "meno male che sei arrivato! Tu che sei un gran nuotatore mi aiuteresti ad attraversare il fiume?"
"Fossi matto!" Rispose il topo. "Hai già ucciso tanti miei simili con il tuo pungiglione velenoso, cosa mi garantisce che non lo userai contro di me?"
"Pensaci bene, se ti pungessi mentre mi porti dall'altra parte del fiume affogherei. Che vantaggio ne avrei?"

Convinto dal ragionamento dello scorpione il topo decise di aiutarlo e lo fece salire sulla sua schiena. A metà della traversata sentì una fitta all'altezza del collo e, con orrore, si rese conto di essere stato punto.

"Perché lo hai fatto? Ora morirai anche tu!" Gridò con le ultime forze che gli rimanevano.
"Hai ragione, ma non ho potuto farci nulla. Pungere è nella mia natura."


Morale della favola: non si può pretendere che un sistema bancario ideato e strutturato con l'unico scopo di fare profitto possa improvvisamente cambiare il suo modo di agire. Sarebbe come cercare di cavare sangue da una rapa.

In passato Tremonti ha parlato di "pazzi illuminati", di "moneta non sovrana" e ieri ha sostenuto che il mondo sia "governato dai banchieri" (viene da chiedersi cosa ci stiano a fare i politici...ah già, il padrone ha bisogno di camerieri). Perché nessuno gli ha ancora dato del cospirazionista?

Lungi da me provare simpatia nei suoi confronti, pretendo solo parità di trattamento. O siamo cospirazionisti in due o non lo è nessuno. A voi la scelta.

A tutti un saluto,
Alessandro Bono