Istruzioni per l'uso

Un buon modo per farsi un'idea dell'argomento trattato in questo blog è visionare il documentario "La Moneta come Debito". Per chi volesse approfondire ho stilato una breve lista di fonti sugli argomenti signoraggio/sovranità monetaria. La potete trovare nel post "Bibliografia Essenziale". L'elenco è in costante aggiornamento.

I commenti non sono moderati, siete liberi di esprimervi nel modo che ritenete più opportuno. Ognuno è responsabile del suo pensiero, io rispondo solo delle parole scritte di mio pugno.

Benvenuti,
(ersandro@autistici.org)

Prima di esprimere qualunque dubbio o giudizio vi consiglio di leggere i seguenti post. Potreste trovare le risposte alle vostre domande.

F.a.q.-Parte Prima (Le banche commerciali emettono moneta?)
F.a.q.-Parte Seconda (Da dove prende valore la moneta?)
F.a.q.-Parte Terza (Esiste una soluzione?)

martedì 28 aprile 2009

Rebus, questioni di conoscenza

Ieri sera è andata in onda la puntata di Rebus sul signoraggio bancario (chi la volesse reperire può trovarla su youtube o direttamente sul sito ufficiale della rete Odeon). Al suo interno, come vi avevo anticipato in un altro post, è stato riprodotto il video "Genius Seculi" di cui ho curato la revisione del testo. 

Premettendo che rinnovo il mio ringraziamento alla produzione per aver deciso di trattare un tema così poco conosciuto, trovo doveroso, se non altro per onestà intellettuale, sottolineare ciò che ho poco gradito del programma. 

In primo luogo il presentatore. Con mia grande sorpresa Decollanz ha presentato "Genius Seculi" come un prodotto realizzato "dalla community Facebook di Rebus" facendo sì che il merito della sua realizzazione fosse in qualche modo attribuito alla trasmissione stessa. Peccato che si tratti di un prodotto nato in tutt'altro contesto grazie all'iniziativa dell'autore Christian Ice (di cui è stato costantemente storpiato il cognome). E' stato lui, infatti, a contattare le tre persone che hanno collaborato al lavoro. La redazione di Rebus gli ha scritto una mail in un secondo momento ed a prodotto finito. Durante tutto il programma, poi, lo stesso Decollanz ha tenuto un atteggiamento che ho trovato poco professionale, probabilmente a causa del fatto che non ha ben capito la profondità e la gravità della questione. Espressioni di finto stupore studiate a tavolino ed intercalari quasi dialettali ("incredibile!", "fantascientifico", e via così) non hanno certo aiutato a dare un tono serio alla discussione.

Ma la nota più dolente non è stata il presentatore, bensì gli ospiti. Vediamoli uno per uno.

Eugenio Benettazzo è stato presentato come uno dei primi (se non IL primo) ad aver parlato di signoraggio bancario in Italia, una specie di vate che con le sue conferenze itineranti a pagamento gira il paese per diffondere la verità. Nella realtà dei fatti c'è gente che si occupa della questione da molto tempo prima di lui, tra cui il mai abbastanza compianto prof. Giacinto Auriti che auto produceva uno spazio televisivo per divulgare l'argomento senza spese per gli spettatori. Basta vedere qualcuno dei vecchi interventi del dott. Benettazzo per rendersi conto che ha fatto man bassa di materiale gratuito recuperato su Internet (principalmente signoraggio.com e tankerenemy.com quando parlava di scie chimiche) senza mai citarne le fonti di modo da farlo tacitamente passare come proprio. A tal proposito fa sorridere pensare che inizialmente il buon Christian Ice aveva contattato parallelamente me e lui per la realizzazione di "Genius Seculi". Peccato che da Benettazzo non abbia mai ricevuto risposta. Le male lingue potrebbero insinuare che ciò è stato dovuto al titolo gratuito della collaborazione. Certo, vedere una persona apparire in Tv e farsi bella davanti alle telecamere commentando un prodotto che non ha avuto voglia di supportare non fa pensare bene. Il tutto, chiaramente, dietro la promessa di un gettone presenza.

Ma in fondo, dando pane al pane e vino al vino, cosa ci dovevamo aspettare da uno che dopo aver studiato il signoraggio ha continuato a fare il promoter finanziario? Se consideriamo che le sue soluzioni al problema consistono nello spostare i risparmi presso piccole banche rurali e nello scrivere al proprio politico di fiducia (mi fa sempre specie affiancare queste due parole) avremo un quadro completo del soggetto. L'unico merito di Benettazzo è stato quello di prevedere con un buon anticipo lo scoppio della bolla dei derivati. Non è stato il primo né l'unico. Di certo è tra i pochi che ci hanno marciato così tanto.

Passiamo a Marco Saba, ma prima un appunto sul Centro Studi Monetari di cui fa parte. Si tratta dell'associazione fondata dall'autore di "Euroschiavi" Antonio Miclavez. Dalla visione del sito ufficiale ognuno potrà trarre le proprie considerazioni, vi invito nello specifico a cliccare il link "chi siamo" e a chiedervi quale ricercatore serio riterrebbe necessario avvalersi dei servizi di un responsabile per l'area "Arti Marziali" (sic). Forse vedo il male dappertutto ma a me il sito, più che un punto di riferimento per informarsi, pare una vetrina per vendere libri. 

Ritorniamo a Saba. Si tratta di un sostenitore delle valute complementari, in particolare è sempre stato promotore attivo dello Scec (l'iniziativa di maggior successo in questo campo sul territorio italiano). Nonostante i meriti che riconosco a questi strumenti (il potere d'acquisto di chi li utilizza aumenta realmente) continuo a pensare che presentino molte carenze, in particolare dal punto di vista divulgativo. Andando sul sito di Arcipelago Scec non si trova una parola sulla riserva frazionaria (che rappresenta il 90% del problema) né sulla natura truffaldina del sistema monetario, tanto meno sugli effetti che il prestito ad interesse come unica forma di emissione monetaria ha sull' incapacità del cittadino di ripagare i suoi debiti. L'unica notizia che è possibile estrapolare è che l'euro crea debito mentre lo Scec no. Nessuna spiegazione a tal proposito. Stessa cosa per quanto riguarda il sito del CSM. Un po' poco per qualcuno che si auto definisce ricercatore.

A questo bisogna aggiungere che i criteri di emissione e distribuzione dello Scec restano oscuri ed affidati all'arbitrarietà dell'associazione stessa che dovrebbe attenersi a non meglio specificati principi "ispirati ad equità e trasparenza". Di trasparente ci vedo ben poco dato che all'associato non vengono spiegati.

Mi chiedo quante delle persone che utilizzano lo Scec sappiano che le banche commerciali emettono moneta, che le crisi cicliche dell'economia sono strutturali ed inevitabili, che la collettività è gravata da un debito inestinguibile e che, alla fin fine, siamo schiavi di un sistema che pone come padrone il banchiere.

Ripeto, ritengo le monete complementari un ottimo mezzo per difendere il cittadino dalla svalutazione della moneta ufficiale, ma per la divulgazione e la presa di coscienza non servono ad un bel niente. 

Che dire poi dell'avv. Marco della Luna? Ha collaborato alla stesura di innumerevoli libri in cui continua a sostenere che il contratto di mutuo costituisce un illecito. Peccato che non abbia mai avuto il coraggio di accenderne uno per poi impugnarlo davanti ad un giudice. E' da queste cose che emergono le differenze con personaggi di tutt'altra levatura come il già citato prof. Auriti. Fu proprio lui, infatti, ad intentare causa per truffa aggravata contro la Banca d'Italia riuscendo ad ottenere la storica sentenza da parte della cassazione che rilevava "l'elemento materiale del reato" ammettendo però di non poterlo perseguire dato che...si è sempre fatto così. Il caro professore pagò di tasca sua per smascherare il sistema, ma in fondo, come amava ripetere, "non esiste la dignità gratuita".

E' curioso come Decollanz che ha scelto di trasmettere Genius Seculi non lo abbia compreso. Negli ultimi minuti la voce narrante invita le persone a ragionare con la propria testa e a non salire sul primo treno che passa quando si trattano certi argomenti perché di gente che parla a sproposito ce ne è tanta. Pare proprio che il messaggio non sia stato colto dato che ad essere invitate sono state persone che, in un modo o nell'altro, con il signoraggio guadagnano e speculano chiedendo un pagamento per diffondere la verità. E' così difficile capire che quando la Verità viene trasformata in un merce non è più tale?

Finisco qui il mio piccolo sfogo nato dal fatto che persone che considero poco preparate abbiano avuto modo di parlare approssimativamente di un argomento che mi è così caro. Alla fine non sono state dette cose "sbagliate", il danno semmai è stato procurato dal tono poco serio ed indefinito del dibattito e dalla scarsa credibilità di cui godono gli intervenuti.

Concludo concentrandomi sul bicchiere mezzo pieno. Come diceva Oscar Wilde: "Nel bene o nel male purché se ne parli".

La trasmissione di ieri resta una finestra su di un argomento quasi completamente ignorato dai più e portarlo alla luce è comunque un bene. Se anche solo una persona oggi ha scritto la parola "signoraggio" su di un motore di ricerca perché ne ha sentito parlare alla Tv vuol dire che un risultato è stato raggiunto.

In misure diverse tutto può servire.

Saluti,
Alessandro Bono.

lunedì 27 aprile 2009

Nient'altro da dire

Parlando dell'attuale sistema della moneta debito a chi non ne sa nulla si incontrano spesso reazioni stupite ed occhi sgranati. Io stesso ricordo che la visione dei primi video sull'argomento mi provocò non pochi "scompensi". Si tratta, in effetti, di un tema esplosivo di fronte al quale impallidisce l'indignazione che può scatenare il sevizio televisivo di un Report qualunque.

La totale ignoranza e la mancanza di informazioni si traducono in espressioni sbigottite al limite dell'incredulo. In un disperato tentativo di salvaguardare il sistema esistente e di negare ciò che si può tranquillamente constatare nei fatti spesso mi sento dire: "Sono tutte stupidaggini. Non è possibile che una cosa così enorme possa essere passata inosservata per tanto tempo."

Ed è vero. Come è vero che in molti prima di me se ne sono accorti.

Far passare l'argomento signoraggio per una moda degli ultimi tempi o (come dice Beppe Scienza, economista spesso chiamato in causa dal più famoso omonimo Grillo) per una "bufala di Internet" è la classica linea di difesa di chi cerca di screditare la validità delle argomentazioni riportate dai "signoraggisti" senza affrontare veramente il dibattito. Si tratta di accuse sterili e che lasciano il tempo che trovano dato che provengono da persone che non si sono neanche degnate di approfondire la questione.

Personalmente sono venuto a conoscenza del signoraggio (che, intendiamoci, è solo una parola per indicare un argomento) verso la fine dei miei studi accademici. I primi video ed articoli che ho letto potevano essere poco professionali, in alcuni casi contenevano anche delle imprecisioni, ma sollevavano una questione talmente grave da meritare un approfondimento da parte mia. Prendendo in considerazione tutte le conseguenze che ne derivano, in effetti, mi sembrava di vederci più chiaro in un argomento come l'economia che dopo cinque anni di studi restava comunque pieno di contraddizioni. La nebbia che circonda i modelli economici e che lascia in tutti gli studenti il dubbio sulla loro validità nato dalla constatazione che "le cose non vanno proprio così" sembrava sul punto di dissiparsi. Fu proprio il trovarmi di fronte ad un tale potenziale esplosivo che mi ha costretto a proseguire nello studio. Per me non era concepibile ignorare la questione della fondatezza o meno di queste tesi. Si trattava di una pigrizia che sentivo di non potermi permettere.

Ho letto, ho approfondito ed ho ascoltato tutte le campane. E non solo quelle attuali. Ciò che è emerso con mia grande sorpresa è che non si tratta di un dibattito recente, né tanto meno di una questione nata su Internet. L'incredibile verità è che siamo di fronte a qualcosa di cui si discute da diversi secoli ed a parlarne non sono proprio degli sconosciuti. Il fatto che non venisse utilizzata la parola "signoraggio" non deve trarre in inganno, le questioni trattate sono esattamente le stesse. Affermare il contrario sarebbe come dire che i calcoli geometrici ed architettonici messi a punto nell'antico Egitto non sono esatti perché parlano di cubiti ed anelli e non di metri e chilogrammi.

Se ci decidessimo ad approfondire potremmo scoprire che una delle cause principali della rivoluzione americana era la volontà da parte dell'Inghilterra di sostituire la moneta indipendente che veniva stampata nella colonie con quella emessa dalla Banca d'Inghilterra (privata). A tal proposito Thomas Jefferson, un uomo di incredibile levatura morale ed intellettuale, si espresse così:

"Se gli Americani consentiranno mai a banche private di emettere il proprio denaro, prima con l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che ne cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene propriamente.” 

Viene da riflettere se pensiamo che oggi la ciclicità dell'economia è considerata e studiata come un fenomeno naturale dato per scontato.

Fu invece Thomas Edison più di un secolo dopo a fare una constatazione interessante a proposito del fatto che lo Stato non potesse emettere la propria moneta ma si dovesse rivolgere alla banca centrale. Le sue parole suonano talmente ovvie che torna subito alla mente la proverbiale immagine della lampadina che si accende:

“Trovo assurdo dire che il nostro paese può emettere $30,000,000 in titoli ma non $30,000,000 in moneta. Entrambe sono promesse di pagamento; ma una promessa ingrassa l'usuraio, l'altra invece aiuta la collettività.” 

Che le banche centrali non fossero nella loro più intima natura enti pubblici e che siano sempre state manovrate per soddisfare interessi privati lo aveva scritto Marx all'interno della sua opera economica più importante, "Il Capitale":

"Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi."

La natura truffaldina del sistema monetario è stata notata anche da molti economisti contemporanei tra cui il premio nobel Maurice Allais. E' lui a dire senza mezzi termini e giri di parole che:

"L'attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta operata dai falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto."

In fondo è proprio un ex governatore della banca centrale d'Inghilterra, sir Josiah Stamp (mai nome fu più azzeccato), a scrivere che:

“L'attività bancaria fu fecondata dall'ingiustizia e nacque nel peccato. I banchieri posseggono il mondo. Toglieteglielo via, lasciando loro il potere di creare denaro e con un colpo di penna creeranno abbastanza depositi per ricomprarselo. Toglieteglielo via in qualsiasi modo e tutti i grandi patrimoni come il mio scompariranno, ed è necessario che scompaiano, affinché questo diventi un mondo migliore in cui vivere. Ma se preferite restare schiavi dei banchieri e pagare voi stessi il costo della vostra schiavitù, lasciate che continuino a creare denaro."

E se lo dice lui...

Qui mi sono limitato a riportare solo alcune citazioni, ma si potrebbe andare avanti all'infinito. La triste verità è che è già stato detto tutto ciò che c'era da dire. Se fino ad ora non abbiamo sentito è perché non abbiamo voluto ascoltare. Vedere gente sostenere che si tratta di questioni nate con la rete, come lo spam o le truffe telematiche, è quantomeno deprimente.

Qua non ci stiamo inventando nulla, non siamo dei pazzi fanatici che seguono il primo treno che passa. Le nostre conclusioni derivano dallo studio e dalla riflessione. Si tratta di muoversi sullo stesso percorso seguito da molti grandi della storia. Chi si occupa di signoraggio seriamente non ha la pretesa di avere la verità infusa, né di diventare un nuovo guru nella speranza di circondarsi di proseliti. Siamo semplicemente persone che, spinte dalla curiosità e dalla convinzione che nell'attuale sistema economico ci sia qualcosa che non va, hanno deciso di approfondire un argomento e si sono ritrovate tra le mani un vero e proprio vaso di Pandora. 

Se un domani riusciremo a cambiare le cose e ad emanciparci dall'attuale sistema non sarà solo merito nostro. Come disse Isaac Newton:

"Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti."

Aprire gli occhi è facile, ma dobbiamo farlo da soli. L'unica cosa che posso dirvi è che esiste un intero mondo da vedere. 

Saluti,
Alessandro Bono.

mercoledì 22 aprile 2009

Bias di Conferma

Negli ultimi millenni l'uomo è cambiato pochissimo, forse non è cambiato affatto. Le apparenti differenze con il passato sono imputabili agli illusori mutamenti dell'ambiente esterno ed al modo in cui una mente sostanzialmente sempre identica a se stessa vi si adatta. Il fatto che il nostro modo di pensare sia rimasto praticamente invariato nel tempo è riscontrabile nell'incredibile modernità degli scritti dei grandi maestri del passato, da Platone con il suo mito della caverna a Lao Tzu con il "Tao Te Ching" ("La via del Tao") fino ad arrivare all'insegnamento di J. Krishnamurti.
 
D'altronde lo sappiamo, per il ciclo evolutivo poche decine di secoli sono paragonabili ad un battito di ciglia. Aspettarsi che in un arco di tempo geologicamente così breve si verifichino cambiamenti apprezzabili in mancanza di evidenti mutazioni è decisamente poco realistico.

Ci piace credere di essere più evoluti degli uomini del passato, ma un atto di onestà intellettuale ci costringe a prendere atto dell'infondatezza di tale convinzione. Certo, siamo bombardati da un maggior numero di informazioni ma non ci vuole un genio per capire che quantità e qualità sono due cose differenti e che personaggi della levatura di Socrate o Giordano Bruno sono rari ed eccezionali oggi come ieri.

Tra i meccanismi trasversali dell'umano pensare a cui tutti siamo in misure diverse soggetti c'è quello che ha preso il nome di bias di conferma.

Una prima definizione viene da Francesco Bacone: "Si tratta di un peculiare e ripetitivo errore del capire umano di propendere maggiormente e con più enfasi nei confronti delle affermazioni più che delle negazioni". In particolare parliamo della tendenza della mente umana a seguire istintivamente e a prendere per buone le ipotesi che confermano il proprio modo di sentire e pensare.

Parole complicate per un concetto piuttosto semplice che vediamo applicato continuamente nella realtà quotidiana. Pensiamo a chi segue sempre il proprio politico preferito anche quando si contraddice palesemente, o (per scendere più nel triviale) al tifoso che preferisce credere alla malafede dell'arbitro piuttosto che accettare la sconfitta della propria squadra del cuore. Qualcosa di simile al bipensiero su cui avevo fatto alcune riflessioni in passato. 

L'influenza sul nostro agire da parte del bias di conferma, però, va ben oltre a quanto detto. Tale meccanismo è talmente forte e persuasivo che ci porta ad evitare a priori la considerazione o lo studio di tematiche che sappiamo essere potenzialmente pericolose per le nostre convinzioni precostituite. Nella pratica si tratta di una sorta di censura preventiva.

Orwell spesso si lamentava e si stupiva di come i primi detrattori del suo lavoro non fossero i poteri forti che criticava pesantemente, ma le persone comuni convinte del fatto che "dire certe cose non sta bene". Si tratta di un modo come un altro per evitare di mettersi in discussione nel timore di dover cambiare punto di vista.

Questo accade anche per quanto riguarda il sistema bancario ed i meccanismi di emissione di moneta. Tutti sappiamo che se un numero consistente di correntisti si presentasse contemporaneamente presso la filiale della banca per ritirare i propri risparmi il sistema economico collasserebbe. La corsa agli sportelli è un concetto di dominio pubblico al punto tale da essere presente pure in un film per bambini come Mary Poppins. 

I soldi non ci sono e noi pensiamo che sia una cosa normale.

Com'è possibile che un fatto del genere passi praticamente inosservato, che non sia uno stimolo ad approfondire i meccanismi di emissione e di circolazione della moneta, che non ci spinga a rilflettere sulla solidità delle regole che abbiamo adottato? La conclusione è una sola: non ci poniamo le domande perché abbiamo paura delle risposte. Preferiamo pensare che le banche ci prestino soldi veri, che ci chiedano un interesse perché questo rappresenta il legittimo rimborso per la loro privazione di risorse, che ci sia un buon motivo perché le cose funzionino così.

Meglio non indagare troppo però, non sia mai dovessimo scoprire qualcosa di scomodo o inaspettato.

Mettere in dubbio il sistema economico/bancario/monetario vuol dire stravolgere completamente la scala di valori che da esso deriva e che abbiamo accettato come nostra. Vuol dire domandarsi se sia eticamente giusto lasciarsi andare ai consumi mentre c'è gente che muore di fame, badate bene, non perché manchi il pane ma perché non ha i soldi per comprarlo. Vuol dire chiedersi quanta influenza abbia avuto anche la nostra avidità, e non solo quella dei banchieri, nella recente crisi o nell'impoverimento del terzo mondo.

Non c'è niente da fare, spendere centinaia o migliaia di euro in cellulari e abbigliamento ci piace talmente tanto che non osiamo guardare oltre il nostro naso per vedere le conseguenze delle azioni che compiamo. Piuttosto preferiamo sposare e supportare un modello che ci rassicuri, che ci ripeta costantemente che la colpa non è nostra ma di quei cattivoni dei politici, che se le cose stanno andando male la responsabilità è solo di un gruppo di broker senza scrupoli.

E' il tipico atteggiamento di chi critica il sistema ma non lo studia perché rischia di capirlo, di chi accusa senza guardarsi allo specchio, di chi (se mi passate la citazione biblica) vede la pagliuzza nell'occhio dell'altro senza notare la trave nel suo. E' per questo che personaggi come Grillo e Travaglio ci piacciono tanto. Soggetti di questo tipo si limitano a scaricare le responsabilità di tutti i mali su entità esterne, in qualche modo non fanno altro che darci conferme nella nostra colpevole illusione di essere dalla parte dei buoni.

Finché non capiremo che i mali della società sono solo un riflesso di quelli che risiedono nell'animo umano e che, fondamentalmente, sono sempre gli stessi da quattromila anni a questa parte sarà difficile fare qualche passo avanti.

Per fortuna la speranza non muore mai. Abbiamo le potenzialità per capire cosa c'è che non va, sta a noi decidere di utilizzarle e spingere gli altri a farlo.

Se non cerchiamo di superare le nostre stesse tare siamo destinati a stagnare. E' per questo che tutti i processi evolutivi iniziano con una constatazione delle proprie limitazioni. Bisogna solo cominciare, il resto viene da sé.

Sempre fiducioso nell'umana natura,
Alessandro Bono. 

giovedì 16 aprile 2009

Trasparenza Opaca

Ormai Internet è considerato il mezzo di informazione più attendibile in assoluto, una terra di libertà intellettuale rispetto alla quale la televisione e la carta stampata impallidiscono. Tutti possiamo scrivere, commentare e aggiungere materiale sulla rete e da un contraddittorio trasparente deve per forza di cose emergere la Verità con la V maiuscola. Questa è la battaglia che ormai in moltissimi sostengono: bando ai mezzi di informazione canonici e largo alla novità, l'unica in grado di difenderci dai vecchi raggiri. 

O forse no...?

Prima di proseguire con la lettura di questo post vi invito a cercare su youtube le parole "presentatore bastardo" (perdonate il turpiloquio) e, dopo aver visionato il video, a dare una rapida occhiata ai primi commenti visualizzati.

Vi ha fatto ridere? Vi siete indignati? Sono accadute entrambe le cose?

Qualunque sia stata la vostra reazione non ha importanza, volete sapere perché? Il video è un falso. Facendo una ricerca più approfondita è possibile scoprire che il filmato in questione è un estratto proveniente da un vecchio show televisivo intitolato "In De Gloria" (una sorta di "Premiata Teleditta") consistente in una serie di sketch comici che avevano come scopo quello di prendere in giro la televisione dei casi umani. Tanto per capirci parliamo di quel tipo di intrattenimento che in Italia trova la sua massima espressione nella coppia Costanzo/De Filippi.

Provate a rivedere il video adesso. Non fa più tanto ridere, vero? Anche l'indignazione scema e lo sketch appare per quello che è: una trovata comica neanche troppo originale e che, per gli animi più sensibili, sfocia nel cattivo gusto.

Inizialmente vi avevo invitato a dare un'occhiata ai commenti che gli utenti hanno postato su youtube ed ora vi chiedo: quanti hanno la consapevolezza di aver visto uno spettacolo, una fiction, una cosa che non è reale? Quanti, invece, pensano di aver visionato lo spezzone televisivo più controverso e involontariamente comico della storia del tubo catodico?  Niente di grave, per carità, si tratta solo di una comica televisiva e il prenderla per vera non è certo una tragedia. Quello che ci dovrebbe far preoccupare è la facilità con cui l'essere umano può scambiare l'illusione per realtà. E se qualcuno trovasse un vantaggio nello sfruttare tale meccanismo, cosa succederebbe? Mai sentito parlare del viral marketing?

Esperti del settore della comunicazione pubblicitaria hanno riscontrato che un soggetto è più portato a dare ascolto ad un messaggio se ritiene che non ci sia un interesse economico nella sua divulgazione. Facciamo un esempio: esce sul mercato un nuovo modello di telefonino. Su chi faremmo più affidamento, sulla pubblicità televisiva o sul nostro amico che avendolo appena comprato ce lo raccomanda in quanto prodotto di qualità? La risposta è ovvia e la motivazione sta nel fatto che nell'amico, al contrario dello spot, non percepiamo la prospettiva di un possibile vantaggio subordinato all'esaltazione del prodotto e quindi riteniamo il suo giudizio più disinteressato, ergo, più affidabile.

Da tempo i pubblicitari hanno imparato a sfruttare questo meccanismo nei modi più disparati.

Una signora va dal parrucchiere e nota che questo utilizza una determinata marca di prodotti. Pensando che l'interesse del titolare sia quello di fornire ai propri clienti il miglior servizio possibile sarà portata a credere che quello specifico brand sia una spanna sopra gli altri in quanto a qualità. In fondo il giudizio dell'esperto vale più del suo. Quello che la signora non sa è che, come spessissimo accade, il parrucchiere riceve quei prodotti gratuitamente dalla ditta che verrà ripagata non con il denaro, ma con una pubblicità infinitamente più convincente di quella trasmessa sulla tv o affissa sui manifesti stradali.

Far passare un messaggio pubblicitario come disinteressato e veritiero è da sempre il fine ultimo del marketing. Quale terreno migliore di internet per mettere in atto tale strategia? Un posto dove l'anonimato è garantito, ognuno può mettere il proprio materiale e soprattutto dove non è obbligatorio apporre in calce ad una pubblicità la scritta "messaggio promozionale". Alla resa dei conti un luogo dove la gente pensa che la longa mano dei poteri mediatici non possa arrivare.

Ma al mondo non esiste solo l'interesse economico/pubblicitario. Cosa succederebbe se a sfruttare tale meccanica della mente umana fosse un soggetto mosso da motivazioni politiche, sociali o di propaganda? E se a dargli man forte ci fossero personaggi che, sotto ai riflettori dello stesso medium, non fanno altro che spingere e sottolineare l'idea di un'assoluta libertà ed indipendenza della rete?

Quando un concetto come questo viene dato per scontato dal 99% della popolazione mondiale bisogna iniziare a preoccuparsi. Nel film "Prova a prendermi" (che consiglio a tutti di vedere) il personaggio interpretato da Leonardo di Caprio sostiene, a ragione, che nessuno indaga sulle cose che ritiene ovvie. Quante volte abbiamo sentito dire che quando vogliamo nascondere qualcosa dobbiamo metterla in piena vista? Se a questo aggiungiamo un atteggiamento da perfetto innocente possiamo stare tranquilli che nove persone su dieci non noteranno l'inganno e tanto basta a tutelarci in un regime democratico in cui a prendere decisioni è la maggioranza.

Non dobbiamo avere paura delle lobby e dei centri di potere, sono sempre esistiti. Lo sappiamo che un politico, un investitore nell'alta finanza o un uomo di chiesa parleranno sempre a favore dei loro interessi. Il solo appartenere ad una determinata casta/organizzazione è la prova della loro parzialità e, allo stesso tempo, il nostro mezzo di difesa dato che sappiamo che ogni loro parola deve essere vagliata attraverso il filtro dell'interesse personale. Dobbiamo preoccuparci quando tali meccanismi entrano in azione senza che la gente se ne renda conto.

Ne "I soliti sospetti" viene detto che il più grande inganno del Diavolo è stato di far credere al mondo che non esiste. Solo così, infatti, può agire indisturbato.

In un mondo in cui wikipedia è ritenuta più affidabile dell'Enciclopedia Britannica per il semplice fatto di essere considerata "aperta" e "libera" salvo poi scoprire che tutti gli interventi prima di essere pubblicati sono selezionati da una commissione interna...Si potrebbe quasi dire che l'uomo col forcone stia riuscendo nel suo intento.

Esiste un'unica soluzione, dubitare di tutto, soprattutto delle cose che diamo per scontate. Ogni singolo individuo è parziale nel suo giudizio e, per quanto non ci piaccia ammetterlo, lo siamo anche noi. Non c'è cospirazione, non c'è complotto, c'è solo l'uomo e la sua natura. Prendiamone atto e soppesiamo ogni fatto per ciò che è, solo così faremo il primo passo verso la vera libertà intellettuale.

Alessandro Bono.

P.S= In questo post ho nominato più o meno esplicitamente due film, diversi programmi televisivi ed alcuni siti internet. Di una pellicola ho addirittura consigliato esplicitamente la visione. Questo è viral marketing. Sta a voi decidere se le mie citazioni sono state fatte in modo disinteressato o perché me ne viene un vantaggio. Qualunque sia la vostra risposta il dubbio è sempre legittimo.

venerdì 10 aprile 2009

Comunicazione di Servizio (2)

Ventesima Fiera delle Verità

Se guardate il nome dei relatori potreste riconoscere qualcuno....

Rinnovo l'invito alla partecipazione, scrivere su di un blog e comunicare via commenti non è paragonabile ad una bella chiacchierata faccia a faccia.

Un saluto,
Alessandro.

lunedì 6 aprile 2009

Un Cerchio Perfetto

Il denaro non è la ricchezza.

Un'affermazione lapidaria ma alquanto veritiera che mette a nudo una realtà su cui molti di noi si sono soffermati a riflettere, ahimè, in modo spesso fin troppo superficiale. I ragionamenti migliori sono quelli che costringono a farsi delle domande, a fare quindi chiarezza, prima che fuori, dentro di noi. Quanto affermato nell'apertura di questo post richiede di porsi un quesito sulla natura stessa del concetto di ricchezza.

Credo di poter parlare senza timore di smentita quando dico che la ricchezza risiede nell'utilità dei beni e dei servizi di cui si ha disponibilità e non nel denaro che ha permesso di acquistarli. Il denaro altro non è che un mezzo per acquisire la ricchezza, un suo simbolo legalmente riconosciuto che permette di avervi accesso.

Già in passato avevo avuto modo di sottolineare che troppo spesso la gente confonde il simbolo con la sostanza. In ambito religioso tale fenomeno appare evidente in modo lampante quando prendiamo in considerazione tutte quelle persone che ritengono di adempiere ai dettami di una vita religiosa (sostanza) limitandosi a presenziare alle funzioni ecclesiastiche e dicendo ogni tanto qualche preghiera (simbolo). Il denaro non è ricchezza come la chiesa non è religione.

Quando una banca emette denaro tramite il credito essa non crea nuova ricchezza. Quello che avviene è una redistribuzione dei mezzi che permettono di accedervi. Il concetto di redistribuzione implica che un aumento delle possibilità di un soggetto può avvenire solo a fronte della diminuzione di quelle di un altro. Nella pratica quando la banca acquisisce un credito c'è qualcuno che sta contraendo un debito. Si chiama partita doppia, ad ogni voce con segno meno ne deve corrispondere una con segno più. Quanto detto è vero in un gioco a somma zero, come sarebbe il sistema bancario senza l'applicazione di un tasso di interesse. La situazione è in realtà peggiore considerato che nella pratica, in quanto società, ci ritroviamo ad avere un saldo negativo dato che ad ogni nuovo credito corrisponde un debito dal valore più alto. 

L'aspetto perverso è riscontrabile nel fatto che alla banca non costa nulla segnare una passività. Se io presto del denaro a qualcuno vuol dire che l'ho in qualche modo guadagnato, l'operazione mi "costa" effettivamente qualcosa in termini di ricchezza reale (la fatica, il lavoro e l'impegno che mi sono serviti ad accumulare moneta). La banca, invece, ottiene il simbolo senza avere impegnato la sostanza, scrivere una negatività a bilancio non le "costa" nulla.

Mano a mano che nuovo denaro viene creato le possibilità da parte dei comuni cittadini di accedere alle ricchezze reali diminuiscono ed i debiti crescono con un ritmo maggiore rispetto al denaro necessario per coprirli.

Come in una lotteria si tratta di un gioco a perdere. Tutti paghiamo una quota per far sì che uno vinca. Il denaro messo come posta viene ridistribuito dai tanti al singolo, ma non completamente. Una parte viene trattenuta da chi ha organizzato l'evento e possiamo quindi dire che dopo l'estrazione del vincitore la collettività dei giocatori è nel complesso più povera. La differenza col sistema bancario è presto detta: mentre nella lotteria dopo la giocata il banco chiude e non chiede nient'altro ai partecipanti, nella banca gli interessi si auto alimentano facendo sì che l'insolvenza si cronicizzi.

Gli individui creano ricchezza con il lavoro. La banca, tramite l'emissione di denaro, crea il simbolo che la rappresenta ridistribuendolo a suo favore. L'applicazione di un interesse fa sì che che il valore della ricchezza creata non sia sufficiente a coprire il valore del debito quantificato in simboli (moneta). E' necessario produrre altra ricchezza, ed il ciclo riprende.

Più che un cerchio pare una spirale, un circolo vizioso da cui è impossibile affrancarsi finché ci si presta al gioco. Ogni giro è peggiore del precedente ed il raggiungimento di un limite fisico di sopportazione è solo una questione di tempo. 

Regolamentare i mercati, omologare le valute e ridisegnare l'impianto finanziario sono interventi che, da soli, non hanno la forza per risolvere i problemi di un mercato mosso e dominato dall'esistenza di un concetto perverso di ricchezza e di denaro. L'unica possibilità di scampo è emanciparsi dal debito, il grande cancro sociale che ci tiene legati allo strozzino.

Alessandro Bono.