Istruzioni per l'uso

Un buon modo per farsi un'idea dell'argomento trattato in questo blog è visionare il documentario "La Moneta come Debito". Per chi volesse approfondire ho stilato una breve lista di fonti sugli argomenti signoraggio/sovranità monetaria. La potete trovare nel post "Bibliografia Essenziale". L'elenco è in costante aggiornamento.

I commenti non sono moderati, siete liberi di esprimervi nel modo che ritenete più opportuno. Ognuno è responsabile del suo pensiero, io rispondo solo delle parole scritte di mio pugno.

Benvenuti,
(ersandro@autistici.org)

Prima di esprimere qualunque dubbio o giudizio vi consiglio di leggere i seguenti post. Potreste trovare le risposte alle vostre domande.

F.a.q.-Parte Prima (Le banche commerciali emettono moneta?)
F.a.q.-Parte Seconda (Da dove prende valore la moneta?)
F.a.q.-Parte Terza (Esiste una soluzione?)

martedì 17 febbraio 2009

La Buona Fede

Vai in banca ed allo sportello sei accolto da un ragazzo elegante ed educato che ti propone di investire parte dei depositi in un fondo sicuro. Sei in un centro commerciale ed un simpatico commesso ammiccante ti mette al corrente della possibilità di pagare il tuo nuovo televisore ultra piatto con una comoda rateizzazione. Un personaggio noto della TV ti rincuora sorridente facendoti sapere che è possibile avere un finanziamento fino a 30.000€ anche se sei pensionato ed hai avuto qualche "problemino".

Scene normali, eventi a cui ormai siamo abituati e dietro ai quali è difficile vedere la cattiva fede. Come può la cattiveria nascondersi dietro a volti tanto puliti e genuini? Il mondo che si profila agli occhi di chi ha compreso le meccaniche monetarie è popolato di mostri, esseri abominevoli pronti a fagocitare il prossimo per il proprio tornaconto personale. Questo scenario, però, viene quotidianamente smentito dalle nostre esperienze. O forse no...?

Più volte ho citato Orwell. Si tratta senza ombra di dubbio del mio autore preferito, ho perso il conto delle volte che ho riletto "1984" e sono sicuro che lo riprenderò in mano ancora e ancora nel futuro a venire. Sorvolando sull'abilità dello scrittore ogni volta resto colpito dalla profonda comprensione che egli aveva raggiunto dei meccanismi alla base della psicologia umana. Questo è, in effetti, l'elemento che gli ha permesso di ricostruire uno scenario così fantastico ed allo stesso tempo verosimile. L'accuratezza dei risultati di un'analisi è condizionata da quella dei suoi presupposti. Per costruire un'immagine attendibile di una sovrastruttura sociale bisogna conoscere bene il modo in cui ragiona il suo mattone fondamentale: l'individuo.

Molti credono che l'elemento più importante di "1984" sia l'idea dell'esistenza di un "Grande Fratello" in seguito distorta da una televisione generalista e ottusa che fa spettacolo di uno dei peggiori incubi che la letteratura abbia mai partorito. Esiste però un secondo elemento, più pervasivo e permeante, assolutamente necessario affinché lo stato totalitario ipotizzato nel romanzo possa reggersi in piedi: il bipensiero.

Nonostante sia un'invenzione letteraria si tratta di un'idea talmente complessa ed affascinante da meritarsi una voce autonoma all'interno di Wikipedia. Dalle parole dello stesso Orwell:

«La mente gli scivolò nel mondo labirintico del bipensiero. Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullavano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe; fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l'unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattuto saper applicare il procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell'indurre l'inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola "bipensiero" ne implicava l'utilizzazione».

Ed ecco che l'orco perde l'aspetto spaventoso. Nel momento in cui mangia il bambino egli crede veramente di essere una fata. Ancora più abominevole, anche noi prendiamo parte al gioco e smettiamo di vedere il mostro.

E' sotto gli occhi di tutti, i media sono pieni di situazioni e personaggi che non esito a definire come "veramente finti". Non c'è neanche più bisogno di una regia occulta, sono gli stessi protagonisti a muoversi come burattini e, dopo essersi dimenticati di averlo fatto, si crogiolano nella convinzione di essere autentici.

Il bipensiero è allo stesso tempo la più grande attenuante e la peggiore aggravante per chi, in un modo o nell'altro, perpetra il sistema. E' vero, non è possibile condannare completamente chi agisce in buona fede, ma non si può sorvolare sul fatto che l'attuazione di questo processo è un'azione conscia e deliberata (almeno nelle prime fasi).

Siamo nelle mani di poche persone orribili e disumane che agiscono senza nessun tipo di coscienza. Nella nostra inconsapevolezza autoimposta diventiamo veri e propri complici di questi loschi individui e, quindi, colpevoli del medesimo reato. Come è possibile sostenere che l'attuale sistema sia soddisfacente quando i suoi prodotti abominevoli sono sotto gli occhi di tutti? E' proprio nel negare l'evidenza che il bipensiero ha terreno fertile per la sua applicazione.

La nostra colpa più grande è di non voler vedere la realtà dei fatti. Prima di combattere il male esterno è necessario sconfiggere quello che ci portiamo dentro. Solo questo processo catartico e purificante è in grado di fornirci la chiara visione necessaria ad agire in modo retto.

"Non odiare il tuo nemico ma ciò che, dentro di te, ti rende simile a lui".

ErSandro.

4 commenti:

Tanner85 ha detto...

Sei conscio del fatto che chi ti legge su questo blog ha, per motivi logici, già oltrepassato la barriera di consapevolezza necessaria per comprendere ciò che hai scritto?

Questo dovrebbe rallegrarti: ci sono migliaia di internauti già svezzati, si risvegliarono anni fa, si informarono e ci finirono dentro fino al collo.

L'unica cosa che continuiamo a fare è far finta di vivere in questo videogame, sottostando alle sue regole, sempre pronti però a fotterlo appena si creano le condizioni favorevoli.

Quindi ribadisco, rallegrati, chi ti legge ha per forza di cose già raggiunto la massa critica che ti aspetteresti da un'interlocutore informato sui fatti.

ErSandro ha detto...

Più che saperlo lo spero. A volte può comunque essere utile sentire le riflessioni di un altro a proposito di un argomento su cui abbiamo già riflettuto a livello personale.

Non preoccuparti, nonostante quello che scrivo possa sembrare cupo, resto sempre un inguaribile ottimista.

Un saluto,
ErSandro.

Tanner85 ha detto...

Una cosa che ognuno di noi può fare è prendere da parte due o tre amici e davanti a una birra cominciare a porre loro dei quesiti che li inducono a riflettere.

Sto notando negli ultimi anni un'impennata nella consapevolezza di tutti, i disinformati "ignavi" sono ancora una maggioranza, ciononostante v'è sotto un'attività non da poco, è palpabile, e lo strumento base che tutti utilizzano è Internet.

L'unica cosa che mi corrode l'anima è vedere tutti impegnati nei lavori e negli impieghi più improbabili nella vita di tutti i giorni. Io stesso sono vittima del sistema lavorativo e non ho idea di come penetrare negli strati più alti, quelli che fanno un minimo di differenza sia per se stessi che per gli altri.

Ti ammiro per il fatto che ti sei laureato e probabilmente hai più voce in capitolo di qualsiasi diplomato o "terza media". Le cose da fare sono tante e i mezzi sono pochi...

Sembra un rantolo di vittimismo, purtroppo è la nuda e cruda realtà.

ErSandro ha detto...

Tanner, ad avercene di più di persone come te!

Ricordiamoci sempre che per spostare una montagna basta prendere un sasso a testa.

Continua a fare quel poco che riesci a realizzare senza pensare al risultato finale ma solo al fatto che stai facendo la cosa giusta, quella che ti mette a posto con il tuo senso etico e della morale.

So che sono parole desuete, ma come dici tu, confido nel fatto che tu mi capisca.

Andare avanti quando ci sentiamo circondati dalle difficoltà è ciò che ci rende migliori.

ErSandro.