Istruzioni per l'uso

Un buon modo per farsi un'idea dell'argomento trattato in questo blog è visionare il documentario "La Moneta come Debito". Per chi volesse approfondire ho stilato una breve lista di fonti sugli argomenti signoraggio/sovranità monetaria. La potete trovare nel post "Bibliografia Essenziale". L'elenco è in costante aggiornamento.

I commenti non sono moderati, siete liberi di esprimervi nel modo che ritenete più opportuno. Ognuno è responsabile del suo pensiero, io rispondo solo delle parole scritte di mio pugno.

Benvenuti,
(ersandro@autistici.org)

Prima di esprimere qualunque dubbio o giudizio vi consiglio di leggere i seguenti post. Potreste trovare le risposte alle vostre domande.

F.a.q.-Parte Prima (Le banche commerciali emettono moneta?)
F.a.q.-Parte Seconda (Da dove prende valore la moneta?)
F.a.q.-Parte Terza (Esiste una soluzione?)

giovedì 6 marzo 2008

La convertibilità aurea

Nei primi post ho avuto modo di parlare della storia della moneta e delle banche. Credo sia giunto il momento di aggiungere qualche dettaglio. Abbiamo visto che inizialmente le banche centrali nazionali davano la possibilità ai cittadini di convertire le banconote in oro. Si riteneva che, siccome le la carta moneta non possedeva un valore intrinseco, fosse questa possibilità a garantirne la validità come mezzo di scambio. Il problema era che ogni nazione si comportava in modo differente ed i tassi di cambio con l'oro non erano fissati. Fu solo nelle fasi finali della seconda guerra mondiale che venne fatto qualcosa al riguardo.

Il primo luglio 1944 si riunirono a Bretton Woods 730 delegati provenienti dai 44 paesi che facevano parte della coalizione nota come gli "Alleati". Durante la conferenza, che durò ben tre settimane, vennero prese delle decisioni che avrebbero influito pesantemente sullo scenario economico mondiale del dopoguerra. A Bretton Woods furono, infatti, presi gli accordi che portarono alla fondazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale. Venne, inoltre, deciso a tavolino che gli Stati Uniti d'America sarebbe stati il paese leader nella guida della ricostruzione del mercato capitalista. Questo risultato si ottenne dichiarando che l'unica moneta che avrebbe mantenuto una convertibilità con l'oro sarebbe stata il dollaro, mentre le altre valute avrebbero dovuto mantenere il proprio valore cercando di non variare mai eccessivamente il tasso di cambio rispetto alla moneta americana.

A parole queste decisioni avrebbero dovuto garantire la stabilità ed il contenimento dei tassi di inflazione. Il mercato, infatti, veniva legato, in maniera ufficiale e riconosciuta da tutti gli aderenti ai patti, ad un valore reale. Nella pratica, però, solo il dollaro era legato a tale valore, con la conseguenza che si impose come valuta per gli scambi internazionali. Nessuna altra moneta, infatti, poteva garantire la sua stabilità e la sua bassissima tendenza ad inflazionarsi. Basta pensare all'evoluzione della lira rispetto al dollaro. Se la prima si è inflazionata di oltre mille volte (un tempo gli acquisti venivano fatti con poche lire, nell'ultimo periodo l'unità era rappresentata dalle mille lire), la seconda, anche se ha indubbiamente perso potere d'acquisto, ancora oggi ha valore su base unitaria (l'unità è ancora il singolo dollaro).

Quello con cui non avevano fatto i conti a Bretton Woods era l'avidità del sistema bancario. Nel corso di 27 anni (dal 1944 al 1971) il rapporto con le riserve auree venne infranto più volte portando a continui aumenti del prezzo dell'oro. Il processo culminò con il messaggio televisivo in cui il presidente Nixon dichiarava la fine della validità degli accordi di Bretton Woods. Gli economisti dell'epoca sentirono un brivido lungo la schiena. Se le banconote non potevano più essere cambiate con l'oro, da dove avrebbero tratto il loro valore? Tutti si aspettavano un crollo del mercato dovuto alla sfiducia che le persone avrebbero dimostrato nei riguardi di una moneta non garantita. Eppure questo non avvenne, vedremo dopo il perché.

Il dollaro mantenne la sua posizione dominante grazie al fatto di sostituire il suo legame con l'oro a quello con il petrolio. Vennero, infatti, presi accordi con i paesi ricchi di depositi di greggio per far sì che la moneta americana fosse l'unica utilizzata per comprare "l'oro nero". Quello che gli americani non avevano previsto era l'aumento senza controllo di prezzo che avrebbe caratterizzato questa materia prima negli anni successivi, tanto che ai giorni nostri anche i cittadini degli USA stanno imparando cosa voglia dire avere una moneta soggetta a forte inflazione.

Ci sono molte persone che consigliano di risolvere la problematica del signoraggio ripristinando la convertibilità aurea. Personalmente penso che chi sostiene questa tesi faccia alcuni importanti errori concettuali. Questi studiosi partono dal presupposto che le banconote siano carta straccia priva di valore e che questo valore debba essere derivato da un bene che ne possieda uno intrinseco. Come sosteneva il prof. Auriti, però, essendo la banconota una misura di un valore essa possiede anche il valore della misura. Il metro può misurare la lunghezza perché possiede l'attributo della lunghezza. La banconota può misurare il valore dei beni poiché ha la caratteristica del valore. Si tratta semplicemente di un valore di natura diversa, non intrinseco, ma indotto. E' un valore che noi gli attribuiamo a prescindere da quello posseduto intrinsecamente. Pensate al concetto di valore affettivo. Sicuramente possedete qualche oggetto a cui siete particolarmente legati che non vendereste neanche se vi offrissero più del suo valore di mercato. Il valore indotto funziona, più o meno, allo stesso modo. Non importa se la banconota da 100€ è costata 30 cent alla stampa, per me il suo valore reale è quello nominale. Il paradosso nasce nel momento in cui ci viene prestato un valore che noi stesso creiamo attraverso questa induzione.

Con questo voglio rispondere a tutti coloro che sostengono la mancanza di validità della tesi del signoraggio dicendo che alla fine del giro la banca centrale non fa altro che scambiare carta straccia (le banconote) con altra carta straccia (i titoli di stato). Quella carta ha un valore. Il potere di crearla equivale al potere di creare valore per sé. Proprio come farebbe un falsario.

Tornando alla convertibilità aurea, ritengo che la validità di un modello vada testata inizialmente, almeno nella teoria, nelle situazioni estreme. Quello che la teoria può fare, infatti, non è prevedere le singole falle di un sistema, ma solo osservare la sua tendenza a generarne. La realtà, poi, è talmente complessa e strutturata che è impossibile prevedere tutte le possibili evenienze.

Consideriamo il caso in cui la moneta sia garantita da una riserva aurea, cioè che per ogni euro circolante esista l'equivalente in valore in oro, e che questo oro si tenuto nei caveau della banca centrale. Il tasso di cambio, cioè il "prezzo" dell'oro, sarebbe più alto del suo "vero" valore di mercato dato che si baserebbe su di una rarità fittizia, creata dalla tendenza da parte delle banche stesse, a rastrellare le riserve d'oro esistenti per poter stampare più banconote. Immaginiamo cosa succederebbe in un modello simile se tutti ci recassimo a cambiare le nostre banconote con l'oro. L'aumento dei quantitativi disponibili sul mercato porterebbe, inevitabilmente, ad un abbassamento del suo prezzo. Lo sapevate, per esempio, che il diamante non è la pietra preziosa più rara in natura, nonostante sia la più costosa? I produttori di gioielli ne tengono grossi quantitativi al di fuori del mercato per mantenerne alto il prezzo, per creare una rarità che altrimenti non esisterebbe in questi termini.

Tornando all'esempio, se nel mercato esistono 1000€ e la banca tiene nella riserva 1000€ di oro, in realtà la parità non è garantita. Mano a mano che le banconote vengono cambiate il valore dell'oro scenderebbe. Se mi presento in banca e cambio 200€ ritirandone altrettanti in oro, possiamo supporre che l'immissione di questo oro nel mercato ne faccia calare il prezzo. Quindi, non solo quello che ho ritirato non vale più 200€ per il fatto stesso di averlo tirato fuori dalle casseforti, ma anche quello ancora custodito dalle banche perderebbe di valore. Nell'esempio alla banca non resterebbero 800€ di oro in cassa, ma 780€. I 20€ di differenza verrebbero mangiati dalla svalutazione (chiaramente i 20€ sono una misura ipotetica, ma l'esempio reggerebbe anche se la svalutazione fosse minore). I 1000€ non sarebbero, quindi, garantiti in un sistema di questo genere.

Concludendo, il sistema della convertibilità aurea non consente di garantire il valore della moneta neanche teoricamente. Questo valore non ha bisogno di essere garantito, dato che è indotto nella banconota quando questa viene accettata da una comunità come mezzo di scambio.

Ancora una volta consiglio di leggere "Il Paese dell'Utopia", un testo che considero illuminante.

Se qualcosa non è chiaro contattatemi e farò il possibile per dare spiegazioni.

7 commenti:

freenfo ha detto...

Complimenti per il blog, ottimo lavoro e corretta informazione.

Ciao

LAj ha detto...

Ciao Alessandro,
ho lasciato il mio commento qui:
http://signoraggio.forumfree.net/?t=25821497&st=0#entry219680718

Alla prossima

Il giardiniere ha detto...

Mi sto interessando sempre di più al signoraggio mi unisco ai complimenti già fatti. Nel mio piccolo, pur senza saperlo, non ho mai fatto credito/debito al consumo. Hanno rubato un po meno. Ottimo quindi ;).

Ma quando il sistema collasserà??? Sarà, per assurdo, meglio avere i "soldi" già effettivamente in mano e non in "banca" (per giunta non ne avrebbero a sufficienza per tutti), sarà meglio avere oro ...

ciao

Davide ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

CIAO ALESSANDRO. RIGUARDO ALLA CONVERTIBILIITA' IN ORO TU DICI CHE CAMBIATI 100€ IN ORO, L'ORO SVALUTEREBBE. PERCHE? PERCHE' NON SONO PIU' PROTETTI IN BANCA? SCUSAMI MA SONO UN PROFANO. ANTONELLO

chris ha detto...

Ciao,
Innanzitutto complimenti per lo splendido blog!
In questo post anch'io ho il dubbio già espresso da Antonio. A me non torna il fatto che in un sistema aureo se l'oro è rastrellato dalle banche e ce n'è meno in circolazione questo aumenti di prezzo per la sua rarità. Infatti io con le banconote ho sempre la possibilità di ritirare l'oro se ne avessi di bisogno (ad es. se sono un gioielliere che lo lavora), perciò la rarità è fittizia.
Potresti p.f. cercare di rispondere a questi dubbi?
Grazie mille e continua così!!

ErSandro ha detto...

Riprendo l'esempio del gioielliere che tiene i diamanti in cassaforte. Se li mettesse tutti in commercio mantenendo il prezzo al medesimo livello non riuscirebbe a venderli per il fatto che la maggiore diffusione del bene (aumento dell'offerta) abbasserebbe il prezzo che gli acquirenti sono disposti a pagare.

Nell'esempio del post la convertibilità resterebbe, ma ci sarebbe uno scollamento tra il prezzo dell'oro stabilito e quello che il cliente percepisce come il suo valore.

Il principio è semplice, rarità vuol dire preziosità. Se la rarità viene meno i prezzi si devono abbassare. Nel caso in cui ciò non dovesse succedere il cliente si limita a non comprare.

Spero di essere stato d'aiuto.