Siamo abituati a vedere il sistema economico procedere alternando "boom" e "crack" in quelli che, ormai, sono noti come i cicli del mercato. Si tratta di un fenomeno che gli ambienti accadamici hanno accettato come strutturale senza mai, però, evidenziarne veramente le cause. Questo muoversi "a balzi" è ritenuto alla stregua di un fenomeno naturale, tanto che di fronte all'attuale congiuntura negativa la gente reagisce esattamente come farebbe di fronte ad un acquazzone che rovina la gita domenicale. L'unica differenza consiste nel fatto che la rassegnata scrollata di spalle è accompagnata dalla frase "Che ci vuoi fare, c'è la crisi..." invece che dal canonico "Piove, governo ladro!".
Ragionando in questo modo, però, non consideriamo che lo stesso sistema economico non è qualcosa di esistente come entità autonoma. In realtà si tratta di un costrutto che le persone e le istituzioni hanno creato e che mette le sue radici nelle regole che gli stessi individui hanno formulato. Se esso si muove secondo degli schemi ciclici, quindi, la ragione deve per forza di cose essere individuabile nei meccanismi che sono alla sua base.
Ed infatti, una volta compreso il modo in cui viene creata e messa in circolazione la moneta (il sangue di qualunque sistema economico), appare chiaro che i cicli del mercato sono un fenomeno tutt'altro che naturale. Si tratta, in realtà, della logica conseguenza di un'emissione di denaro possibile solo tramite l'indebitamento caricato di interessi.
Il nodo fondamentale sta nel fatto che un credito, per essere concesso, deve essere garantito dal debitore tramite l'impegno di beni presenti o futuri. Non è possibile, quindi, caricarsi di debiti (e quindi ottenere nuovo denaro) se non si è in possesso di una richezza tangibile o della possibilità certificata di crearne nell'immediato avvenire. Il problema sta nel fatto che, poiché le banche che emettono i prestiti richiedono sempre cifre maggiori di quelle che concedono, il raggiungimento di un limite oltre il quale diventa impossibile indebitarsi ulteriormente è solo una questione di tempo.
Cerchiamo di fare chiarezza con un esempio semplificato.
Immaginiamo un sistema economico appena nato in cui non esistono ancora industrie ed un'unica banca emette denaro in regime di monopolio. Un cittadino (imprenditore) vuole aprire una panetteria e dare così cibo e lavoro al resto della popolazione.
All'inizio del ciclo economico l'imprenditore/panettiere non incontra difficoltà nell'ottenere i primi finanziamenti che gli permetteranno di dare il via alla produzione di pane. Il progetto della panetteria e la presenza di una domanda di pane nel mercato sono per la banca elementi sufficienti per considerare il futuro panettiere un potenziale buon pagatore.
Supponiamo che la banca applichi un tasso di interesse del 2% annuo. Per ottenere i primi 1.000€ l'imprenditore si impegna a restituirne 1.020 dopo un anno. A garanzia del prestito il potenziale panettiere mette una parte del pane che produrrà.
Il debito, come sappiamo, è per sua natura inestinguibile. Come può il panettiere restituire 1.020 euro quando ne circolano solo 1.000? L'unico modo che ha per andare avanti è di impegnare progressivamente frazioni sempre maggiori della sua produzione. Arriverà il momento in cui l'intero quantitativo di pane prodotto nell'arco dell'anno non basterà più a coprire i nuovi finanziamenti e l'imprenditore sarà costretto ad impegnare la stessa panetteria. Quanto detto è naturale ed inevitabile: è strutturalmente impossibile restituire qualcosa che non esiste.
Prima o poi il panettiere non sarà più considerato un buon pagatore. Ciò accadrà perché non avrà più beni per garantire ulteriori prestiti. A quel punto i rubinetti del credito verranno per lui chiusi. Questo comporterà automaticamente una fase di declino per l'economia dato che lo stop dei prestiti comporterà un'interruzione nell'immissione di nuovo denaro nel mercato. Non dimentichiamo, infatti, che la banca emette moneta in regime di monopolio. L'unico modo possibile per abbassare il livello di indebitamento (e quindi ridare il via all'immisione di denaro) in una situazione simile è tramite il sequestro coatto della panetteria.
Sebbene si tratti di un esempio estremamente semplificato la realtà in cui ci troviamo a vivere non è molto differente. A livello di aggregato il sistema economico si muove esattamente come la panetteria: ad una prima fase di crescita in cui è semplice ottenere i finanziamenti segue, necessariamente, un periodo di depressione dovuto all'eccesso di debiti rispetto ai beni reali. La situazione torna sotto controllo quando le banche (i creditori originali) iniziano ad eseguire pignoramenti riportando il debito a livelli accettabili. A quel punto la giostra può ripartire e si ricomincia a crescere.
Lo stesso James Garfield (ventesimo presidente degli Stati uniti) disse:
"Chiunque controlli l'ammontare del denaro circolante in un paese è il padrone assoluto della sua industria e del suo commercio. E quando capisci che l'intero sistema e' facilmente controllato, in un modo o nell'altro, da una ristrettissima elite, non avrai bisogno che qualcuno ti spieghi come nascono i periodi di inflazione e deflazione."
Questo fenomeno prende il nome di flusso e riflusso bancario.
Sappiamo che il sistema bancario crea denaro a costo praticamente zero prestandolo ad interesse. In virtù del suo diritto esclusivo a farlo otterrà, prima o poi, la proprità dei mezzi di produzione.
Non c'è nulla di naturale. Si tratta di fenomeni deliberatamente causati da un impianto di regole scritte e decise da persone che hanno costruito il sistema appositamente per fare i propri interessi. In questo modo, infatti, mantengono il controllo in modo non troppo palese facendo apparire come complessi (e quindi incomprensibili ai più) meccanismi in realtà semplici e lineari.
Il famoso economista John K. Galbraith nel suo libro "Soldi" scrive:
"Non c'è nulla che riguardi la moneta che non possa essere alla portata di una persona mediamente curiosa, diligente e intelligente. [..] Lo studio della moneta, più di ogni altro settore dell'economia, è quello in cui ci si serve della complessità per travestire la verità o per sfuggirle, non certo per rivelarla."
Fa sorridere che, di fronte a ciò, la maggior parte della gente continui ad individuare nella cattiva politica la causa dell'attuale recessione...
A tutti un saluto,
Alessandro Bono.
2 commenti:
Se è lecita una domanda:
Diciamo che il sistema può stare in piedi fin che c'è crescita di produzione ( PIL? ). Gusto?
Punto due:
Io ho pagato tutti i miei debit che ho contratto all'inizio della mia attività e mi sono messo dalla parte del risparmio ( ho fieno in cascina per inverni duri e lunghi ).
Perchè non possono fare tutti così come me? O io ho spostato il problema su qualcun altro?
( Lasciamo perdere il sistema borsistico che non mette fieno in cascina in quanto distribuisce i dividendi e quindi quando arriva la crisi i soldi non ci sono già più nonostante ci siano stati profitti elevatissimi.
Ciao
RobertoLara
Due domande, due risposte.
1) Il sistema resta in piedi fino a quando la produzione cresce con lo stesso ritmo del debito, cioè fino a quando la differenza tra le due grandezze non diventa eccessiva. Il debito, però, come tutte le crescite percentuali aumenta esponenzialmente (vedi il post "inflazione - parte prima" del novembre 2008) ed è quindi inevitabile che, prima o poi, sfugga di mano. E' impossibile che la produzione cresca con il medesimo ritmo se non per periodi molto limitati.
2) Come tu stesso hai notato solo il fatto di aver pagato tutti i tuoi debiti vuol dire che un'altra persona non c'è riuscita. Questo perché il debito è sempre maggiore del denaro in circolazione (la causa è l'applicazione di un interesse). Con il sistema attuale qualcuno riuscirà comunque a prosperare ma, dato che le risorse monetarie sono insufficienti per il benessere di tutti, ciò comporta automaticamente il deperimento di qualcun altro. Nel nostro caso pochi proliferano a scapito della collettività.
Un saluto,
Alessandro.
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