Sono il primo a dirlo: quando scrivo spesso mi lascio andare a riflessioni filosofiche che, condivisibili o meno, si discostano dai dati oggettivi riguardanti la questione signoraggio. E' pur vero che questo non ha mai voluto essere un blog didattico, semmai l'idea era quella di mettere a disposizione di chi ha già un'infarinatura dell'argomento un luogo dove poterne discutere ed approfondirne gli aspetti meno palesi.
Come si dice a Roma, però, "Nessuno nasce imparato" e, alle volte, anche chi pensa di avere sviscerato tutte le sfaccettature di un problema può trarre beneficio dal ripassarne le premesse basilari. Ogni tanto è utile riportare i piedi per terra.
Settembre è ormai iniziato, le scuole stanno per riaprire e la fine dell'estate è prossima. Quale occasione migliore, quindi, per fare un piccolo riassunto della storia e dei concetti fondamentali riguardanti l'emissione monetaria?
L'etimologia del termine signoraggio fa chiaramente riferimento all'epoca feudale. L'espressione "aggio del Signore", infatti, evoca immediatamente l'immagine del borgo medioevale in cui a battere moneta metallica era proprio il suddetto signorotto che, in nome del popolo, esercitava la cosiddetta "Sovranità Monetaria". Facendo ciò il signore percepiva un reddito dovuto al fatto che esisteva una differenza tra il valore attribuito alle monete emesse e quello che effettivamente incorporavano. In economia, infatti, il termine "aggio" indica la differenza positiva che esiste tra la quotazione di mercato di un bene ed il suo valore reale.
Per capire meglio: il signore sapeva che per far valere una moneta 10 lire non era necessario incorporarvi 10 lire di metallo prezioso (oro, argento o rame) ma ne sarebbero bastate, supponiamo, 9. Scriverci sopra "moneta da 10 lire" apponendovi il proprio ritratto in qualità di rappresentate dello "Stato" (vista l'epoca di cui parliamo le virgolette sono d'obbligo) avrebbe fatto il resto. Questa differenza dava vita al sopra citato aggio che gli avrebbe, quindi, garantito l'equivalente reddito.
Per farla ancora più semplice: se investendo 9 lire di oro mi ritrovo in mano un bene (in questo caso la moneta metallica) che è spendibile sul mercato per 10 lire vuol dire che ho guadagnato 1 lira.
Il passaggio successivo fu la nascita delle banche e l'adozione della moneta convertibile. Tenendo l'oro come punto di riferimento il banchiere emetteva ricevute che (almeno teoricamente) davano diritto a ritirare quantità equivalenti del prezioso metallo. La convertibilità totale, in realtà, non è mai stata garantita. Fin da subito, infatti, il banchiere si rese conto che solo una piccola parte dell'oro depositato veniva effettivamente movimentata ed iniziò ad emettere più banconote di quanto i depositi aurei reali avrebbero permesso di fare. E' così che, in modo occulto e truffaldino, nacque il concetto di riserva frazionaria. Il banchiere, cioè, possedeva fisicamente solo una parte di quanto dichiarava. Roba da finire in galera e che ormai da secoli è perfettamente legale.
[Una piccola digressione: la legge non dovrebbe essere uguale per tutti? Perché per un banchiere (che è un cittadino privato proprio come te che stai leggendo) dovrebbe essere possibile fare impunemente qualcosa che porterebbe dritto dritto in cella l'ErSandro di turno?]
Questo concetto è valido ancora oggi. Sappiamo bene che in realtà i soldi dichiarati sui nostri conti correnti non esistono fisicamente.
Ma torniamo al borgo. A livello teorico, come ragionamento, nell'emettere moneta (ormai banconote) e prestarla sulla base del possesso di un bene fisico non c'è nulla di formalmente scorretto. Proviamo a ragionare dal lato del banchiere: se l'oro è il mio allora è mio anche il simbolo monetario che lo rappresenta, per cui è giusto che nel momento in cui questo esce dalle mie tasche lo debba fare sotto forma di prestito. Nel caso specifico se le banconote hanno un valore è grazie alla copertura aurea che io possiedo.
Che dire, allora, del denaro creato tramite il ricorso alla riserva frazionaria e che, quindi, non ha copertura? Sulla base di quale garanzia è stato emesso?
Qui le cose diventano paradossali: la moneta emessa in surplus (un tempo banconote, oggi numeretti sul computer) rispetto alle riserve viene da un indebitamento, cioè dalla capacità presunta della stessa persona che ottiene il prestito di restituirla. Praticamente esiste grazie alla credibilità di chi ha ottenuto il credito. E' lui a garantirla ma non la possiede, anzi, la deve restituire pagandoci anche gli interessi. Non posso fare a meno di rileggere quanto ho appena scritto ed osservare il monitor con lo sguardo ebete di chi cerca di scovare la logica dietro ad un fatto che trova assolutamente irrazionale. Eppure è proprio così che funziona il sistema. Anzi, oggi c'è anche un'aggravante. La riserva aurea è stata sostituita da quella cartacea, banconote che prendono formalmente valore dalla presunta solvibilità dello Stato. Alla fine dei giochi a garantire il valore dei soldi siamo sempre noi.
Come dicevo in un mio post, in realtà tutti gli economisti sanno benissimo che il denaro non prende valore dal debito o dalle garanzie, ma dalla convenzione. Lo stesso Auriti lo ha spiegato magistralmente quando parlava di valore indotto. Non condivido, quindi, i presupposti dei ragionamenti fatti fino a questo punto. Li ho riportati per mostrare che, anche seguendo la "logica" del sistema, si arriva a conclusioni assolutamente prive di senso.
Gli alchimisti cercavano la pietra filosofale per trasmutare il piombo in oro. Il banchiere ha prima trasformato in oro la carta e poi, con la moneta virtuale, ha iniziato a crearlo dal nulla.
E qualcuno ha il coraggio di dire che l'epoca dei maghi è finita con il medioevo....
A tutti un saluto,
Alessandro Bono
2 commenti:
Ciao Alessandro.
Due cose:
1. ho apprezzato il riferimento all'alchimia. Secondo me potrebbe esistere un legame tra il concetto stesso di alchimia e l'avvento della della pratica di prestare più di quanto si ha in cassaforte. L'idea è proprio la stessa: creare valore dal nulla secondo una pratica segreta.
2. faccio fatica a capire come è possibile che le banche falliscano quando possono crear-si crediti "gratis" in quantità quasi illimitate. Mi pare di aver capito che il meccanismo è un po' più complicato del semplice "ti presto 100, nei 10 anni del tuo mutuo mi darai 200, quindi ho guadagnato 200 (avendo creato dal nulla i primi 100)". Riporto un brano di un articolo dell' American Monetary Institute (http://www.monetary.org/moneyscenefive.html):
"A bank can only lend out what it can expect to receive back, not only from its borrowers in the long term, but also from all other banks through the clearing process in the very short term, i.e. usually overnight."
Esempio
La banca A (BA) crea 100 e li da al compratore A (CA) che ci compra qualcosa dal venditore B (VB) che deposita questi 100 nella sua banca B (BB). A questo punto BA ha un'obbligazione nei confronti di BB. Immaginiamo 2 scenari:
1. questo è l'unico prestito (per sempre)
In questo caso la BA "guadagnerà" solo 100 alla fine del pagamento da parte di CA, perché altri 100 dovrà prima o poi darli a BB.
2. BB deve 100 a BA per un altro prestito equivalente con un altro compratore (CB) ed un altro venditore (VA) ma a parti invertite.
In questo caso il "clearing" cancella i due IOY. E quindi il guadagno di ciascuna banca è 200 (interesse E principale).
Scusa per la pesantezza del post...è così che funziona? In questo caso capirei meglio come mai le banche falliscono e come mai il clearing è fondamentale ed i suoi tempi frenetici. Grazie.
Filippo
Filippo, grazie dell'apprezzamento.
Attenzione, alla fine dell'esempio BA non ha nessuna obbligazione nei confronti di BB. E' CA ad avere un debito nei confronti di BA e dovrà cercare di recuperare i 100 più interessi (inesistenti) che gli deve per non vedersi pignorare ciò che ha comprato da VB.
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Nel caso in cui non dovesse riuscirci e, per un qualunque motivo, BA non potesse rifarsi sul bene acquistato (supponiamo che fosse un viaggio o un qualunque bene di consumo) questa fallirebbe, ma attenzione: tale fallimento è solo contabile e non è dovuto a delle vere perdite visto che a BA prestare il denaro a CA non è "costato" nulla.
Nel caso assurdo in cui CA restituisse solo 50 dei 100 più interessi che deve a BA questa fallirebbe comunque nonostante il fatto che, all'atto pratico, ha guadagnato 50 (ricorda che partiva da 0).
Tutto ciò avviene a livello di modello, senza tirare in ballo le azioni "sporche" che compiono i banchieri e che vengono coperte dalle operazioni di clearing. Questo entra in gioco quando si verificano le "corse agli sportelli" in una sorta di mutuo soccorso tra banchieri. Non c'è bisogno di compensare se nessuno viene a richiedere i soldi.
Spero di aver capito bene la domanda e di essere stato d'aiuto.
Un saluto,
Alessandro
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